A Torrepaduli si balla la “scherma”

di Vincenzo Santoro

dal Nuovo Quotidiano di Puglia, 15 agosto 2014

ballopizzicatarantaNella notte tra il 15 ed il 16 Agosto, a Torrepaduli, alla fine della festa religiosa, si produce uno dei rituali coreutico-musicali più spettacolari del Sud d’Italia: gruppi di pellegrini, di curiosi e di musicisti formano le “ronde”, e, all’interno di questi cerchi rituali, sul ritmo infuocato della pizziche pizziche, suonate con tamburelli e organetti a bocca e a mano, si inscena la “scherma”, una sorta di duello rusticano, eseguito rigorosamente solo da uomini, in cui le dita della mano destra simulano la forma dei coltelli. Questa danza va avanti per tutta la notte, con coppie che si scambiano di continuo, fino a quando, all’alba, la festa termina con l’inizio del tradizionale mercato, che in passato era prevalentemente una fiera del bestiame e degli attrezzi agricoli.

La “danza scherma” di Torrepaduli, che probabilmente nel mondo contadino serviva anche a risolvere ritualmente alcuni conflitti che sorgevano fra i frequentatori della festa, è un rito di grande fascino e suggestione, che attira migliaia di turisti e appassionati, ma in fondo ancora non sufficientemente studiato. In realtà delle sue origini sappiamo poco (di fatto ci aiutano solo i racconti orali e alcuni relativamente recenti documenti di polizia), ed è anche verosimile che questa manifestazione popolare si sia attestata a Torrepaduli non più di alcuni decenni fa. I “segreti” della danza, che comprendono sia il codice coreutico che – soprattutto in passato – un vero e proprio linguaggio cifrato, sono custoditi gelosamente da alcune famiglie provenienti da paesi vicini al santuario, che se li sono tramandati di padre in figlio. Nella documentazione scientifica, le prime straordinarie registrazioni del paesaggio sonoro della festa sono state realizzate dall’etnomusicologo Diego Carpitella nel 1960, e sono custodite presso la bibliomediateca dell’Accademia di Santa Cecilia a Roma. Oltre al Salento leccese, questa danza, con modalità esecutive varie, veniva (e a volte ancora viene) praticata anche nell’area dell’Alto Salento e della Bassa Murgia e in altri luoghi del Sud d’Italia.

Negli ultimi anni il fenomeno è stato anche oggetto di una singolare ridenominazione (in una certa analogia con quanto accaduto per il termine “taranta”): a partire da suggestivi ma difficilmente dimostrabili analogie e parallelismi storici suggeriti da alcuni studiosi locali, si è infatti diffusa ampiamente sui mezzi di comunicazione di massa e fra gli appassionati meno avvertiti (e in alcune canzoni, a partire dalla celeberrima Il ballo di San Vito di Vinicio Capossela, scritta dopo una visita a Torrepaduli di una ventina di anni fa), la problematica definizione di “danza delle spade”. Al di là di tutte le possibili divagazioni sul tema, di certo c’è solo che la tradizione orale (come peraltro quella scritta) pare non avere memoria di “spade”, ma al massimo di “coltelli”, prediligendo invece la definizione di “scherma” o di “pizzica scherma”.

 

Per sapere come, all’inizio degli anni ’80 del secolo scorso, a festa di San Rocco stava “morendo” ed è stata salvata con una spregiudicata ed efficace operazione culturale, si può leggere questo articolo: https://lnx.vincenzosantoro.it/2014/08/17/ritorno-a-san-rocco-nel-1982-il-salvataggio-della-scherma-e-della-cultura-del-tamburello/

 

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