di Vincenzo Santoro da Anci Rivista, dicembre 2010
La zampogna è uno strumento musicale molto antico, diffuso nelle aree montane del Centro-Sud della Penisola, dal Lazio alla Sicilia. È una consuetudine molto radicata quella che vede gli zampognari arrivare nei centri abitati durante il periodo natalizio ad eseguire le Novene e altri canti religiosi; per questa ragione, molti pensano che la zampogna si utilizzi esclusivamente durante questo periodo. In realtà, nonostante vedere la zampogna o sentirne il suono evochi immediatamente un’atmosfera natalizia, lo strumento viene suonato durante tutto l’arco dell’anno e possiede un repertorio sia sacro che profano utilizzato in moltissime occasioni festive o relative a importanti momenti della vita delle comunità rurali, quali ad esempio il carnevale, i matrimoni, l’uccisione del maiale, ecc..
Il repertorio è costituito prevalentemente da suonate piuttosto veloci che accompagnano danze tradizionali come il saltarello, la tarantella, la ballarella, le marcette, da suonate lente quali pastorali, balli lenti, serenate, accompagnamento al canto e, talvolta, per le occasioni rituali e cerimoniali, come la “sonata per la sposa” o le processioni per l’accompagnamento del Santo.
Dal punto di vista tecnico, la sua particolarità consiste nell’emettere un suono continuo, grazie alla riserva d’aria contenuta in una sacca di accumulo, un otre di pelle di capra o di pecora intera. Tale sacca è gonfiata dal suonatore attraverso una canna di legno detta insufflatore ed è munita di una valvola di non ritorno, che fa sì che l’aria sia convogliata dalla pressione del braccio che comprime il sacco nelle canne: sempre due, quella destra per la melodia, quella sinistra per l’accompagnamento e nei bordoni.
In Italia sono presenti 24 “aerofoni a sacco” (questo il nome tecnico della zampogna) a due canne modulabili. Di queste, 9 sono tuttora presenti nel Lazio. E proprio alle permanenze dell’uso delle zampogne in questa regione italiana è dedicato il bel DVD L’abbraccio di Zefiro, realizzato a cura di Alessandro Mazziotti – giovane ma profondo conoscitore nonché virtuoso suonatore dello strumento – con la collaborazione di Bruno Sorani, e prodotto dalla Cooperativa Sociale Montefortino arl di Artena (Rm).
Il lavoro, arricchito da molti filmati inediti e da interviste con suonatori tradizionali, documenta in maniera rigorosa ed esaustiva la tradizione zampognara della regione, con i centri di costruzione, le tecniche costruttive, i suonatori e i repertori di Roma e della campagna romana, della Valle dell’Aniene, dei Monti Lucretili, dell-Alta Sabina, della Ciociaria e del Lazio Meridionale.
Di particolare interesse l’analisi che vene condotta sui nuovi percorsi di uso e fruizione di questo strumento, che coinvolge sempre più non solo i pastori e le comunità rurali e della montagna, ma anche nuovi appassionati metropolitani. Di fatto, la più importante e attiva “scuola” di zampogna oggi esistente nel Lazio si trova nel cuore della Capitale, presso la sede del Circolo “G. Bosio” nei pressi del Portico D’Ottavia.