Dal giovane gruppo dei Mandatari uno dei cd più belli e godibili degli ultimi tempi

f13fe2_ea51f3fd92964ae085e613840724503d~mv2Rotte le capase, cd realizzato in autoproduzione (attraverso una raccolta fondi su MusicRaiser) dei Mandatari è una delle belle sorprese di questi mesi, di quelle che ci fanno riconciliare con la “nostra” musica, la cui scena attuale appare sempre più preda di una inesorabile deriva di senso.

Si tratta di una sorta di lungo demo (così viene dichiarato nella scheda su MusicRaiser), composto da otto brani, appartenenti alla tradizione dei luoghi di provenienza dei componenti del gruppo, nato nel 2013 e composto da giovani (e giovanissimi: i più giovani hanno poco più di venti anni) musicisti: Lizzano, Fragagnano, Carosino, Manduria, paesi della provincia tarantina ancora linguisticamente salentini, e del vicino San Marzano di San Giuseppe, straordinaria isola linguistica italo-albanese originatasi da comunità che fuggivano dal Paese delle Aquile conquistato dai turchi.

I canti inclusi nel cd sono frutto principalmente di una ricerca sul campo che (nonostante la giovane età dei suoi componenti) il gruppo sta compiendo da alcuni anni in queste zone, a cui si aggiungono dei brani appresi dalle mitiche registrazioni effettuate nei primissimi anni ’50 del Novecento dal grande Alfredo Majorano (1902-1984), uno studioso tarantino di folklore, che per  studiare meglio la cultura popolare della sua terra si comprò un registratore, quando strumenti simili erano pochissimo diffusi, con cui incise su nastro delle preziose documentazioni di canti, che precedono quelle “fondative” di Alan Lomax e Diego Carpitella del 1954, e quelle di Diego Carpitella ed Ernesto de Martino del 1959/60 (e che da poco si possono ascoltare anche su Internet Culturale).

In particolare, dagli studi di Majorano sono tratti i due brani di apertura del cd, Ohi la Emma, canto a tema amoroso eseguito a più voci, sull’aria di Fimmene fimmene, che il gruppo esegue in maniera fedele all’originale (senza strumenti e con tanto di grilli in sottofondo), e la Taranta di Lizzano, che in originale è stata il primo brano in assoluto usato per la “terapia sonora” del tarantismo ad essere registrato (ne ho già scritto qui: http://lnx.vincenzosantoro.it/2017/05/08/la-prima-registrazione-di-una-pizzica-tarantata-lizzano-1950/ ). Il gruppo lo interpreta in maniera travolgente, dandone una interpretazione memorabile, che da sola vale il cd.

Segue poi una piacevole Quadriglia martinese, eccellente esempio di queste musiche per ballo portate dall’organetto, e la fascinosissima Taranta di San Marzano di San Giuseppe, dall’andamento minore/maggiore caratteristico di questo genere di repertori nella zona dell’Alto Salento-Bassa Murgia. Il cd contiene inoltre altri due pezzi tarantellosi belli e trascinanti, la Pizzica pizzica dell’area Jonica e la Pizzica tarantina del ‘700, Li mestieribrano – come dichiarato sul profilo fb del gruppo – “raccolto a Carosino e cantato da Ciro Conte detto ‘Giruddu lu Monacu'”, eseguito con un arrangiamento forse un po’ troppo fracassone, e Lu vecchio , canzone che ironizza (in maniera corrosiva) sulle disavventure di un signore anziano che vorrebbe impalmare una giovinetta, ma proprio non ce la fa (e alla fine, infatti, si butta dalla finestra).

Oltre che per la  nella scelta del repertorio, le esecuzioni dei Mandatari colpiscono per la notevolissima e sorprendente competenza tecnica e strumentale e – quasi sempre – per la qualità degli arrangiamenti. In particolare, i brani tarantellosi sono proposti in versioni vertiginose, che è veramente difficile ascoltare rimanendo con i piedi fermi. E anche le parti vocali, pur forse con qualche ingenuità sui passaggi più ardui, risultano essere pertinenti e piacevoli. L’impostazione del gruppo si rifà a quella dei migliori gruppi storici della riproposta (attenta principalmente alle fonti e senza forzate “contaminazioni” e inseguimenti di mode world, per intenderci), ma con una attenzione alla qualità esecutiva e una compattezza di suono che non è sempre facile trovare (e a volte, come nel caso dell’organetto e del mandolino, arrivando a livelli molto elevati, di vero e proprio virtuosismo).

Rotte le capase è dunque un lavoro di grande interesse, prodotto da un gruppo di musicisti appassionati e consapevoli, che speriamo possa regalarci in un futuro non troppo lontano altre perle di una zona trascurata dalle mode “pizzicate”, ma in realtà ricchissima di tradizioni e musiche. Consigliatissimo dunque a tutti gli appassionati di musica popolare.

La formazione:

Salvatore Cavallo Galeanda: Voce e tamburello;
Francesco Pastorelli: Voce e tamburello;
Cosimo Pastore: Voce e mandolino;
Mattia Cito: Organetto;
Nico Friolo: Chitarra.

 

Per approfondimenti:

sul patrimonio musicale tradizionale del tarantino: Alfredo Majorano, Tradizioni e canti popolari a Taranto e nei paesi di area tarantina, Manduria, Lacaita, 1989

sul tarantismo a Taranto: Antonio Basile, Gioconda miseria. Il tarantismo a Taranto. XVI-XX secolo, Progedit (mia recensione qui: http://lnx.vincenzosantoro.it/2016/03/30/taranto-taranta-tarantella/ )

per ascoltare le storiche registrazioni di Alfredo Majorano su Internet Culturale cliccare qui

 

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