Lettori in vitro

Anci e Centro per il Libro insieme per un progetto di promozione della lettura rivolto ai primi anni di età

di Luana Di Molfetta e Vincenzo Santoro

da Anci Rivista, luglio/agosto 2014 e gennaio/febbraio 2015

invitrobimbiIn Vitro è un progetto sperimentale di promozione della lettura ideato e finanziato dal Cepell, Centro per il Libro e la Lettura del Ministero per i Beni, le Attività Culturali e il Turismo, e attuato insieme ad Enti Locali ed associazioni dei bibliotecari, degli editori e dei librai. L’obiettivo è aumentare il numero dei lettori abituali e stimolare i lettori occasionali, offrendo loro nuove motivazioni e opportunità di lettura, partendo dalla prima infanzia. Nel progetto sono coinvolti sei territori, rappresentativi di diverse realtà locali: le province di Biella, Ravenna, Nuoro, Lecce, Siracusa e la regione Umbria, scelte in base a dei parametri significativi (distribuzione geografica, popolazione, presenza di reti, sistemi bibliotecari e adesione al progetto delle istituzioni locali). In totale, ci si rivolge a 329 comuni e 2.584.375 abitanti. In ogni territorio sono stati costituiti i Gruppi Locali di Progetto, deputati a seguire nel dettaglio le attività.

In Vitro prevede, nella prima fase, un programma di distribuzione di “kit di primi libri” alle famiglie dei nuovi nati, raggiungendo così circa 24.000 neonati, attraverso i pediatri, le biblioteche e le scuole materne. Nella seconda fase, si prevedono degli interventi volti alla creazione di un ambiente favorevole alla lettura: gli allievi delle scuole primarie e secondarie – e la popolazione adulta nel suo insieme – saranno coinvolti in un programma annuale che porterà nei territori le esperienze più efficaci.

Nell’ambito del progetto, l’Anci, con il supporto scientifico dell’ISTAT, collabora con il Cepell per le attività previste, attuando una strategia di informazione rivolta alle amministrazioni comunali e chiedendone la fattiva collaborazione attraverso la fornitura di dati e di servizi. Inoltre, si occupa di effettuare una ricognizione delle attività di promozione alla lettura già operative sui territori coinvolti e provvede alla raccolta sistematica dei dati relativi alla popolazione residente, al numero di biblioteche e scuole. Ha il compito di valutare l’andamento del progetto, verificando l’efficacia degli interventi previsti. In ultimo, l’Anci sta procedendo ad analizzare nel dettaglio una serie di sedi bibliotecarie (circa 40) afferenti a comuni di varia dimensione (dalle città capoluogo ai piccoli comuni) e a misurare il livello dei servizi offerti dalle infrastrutture dei territori coinvolti nel progetto (biblioteche, scuole, librerie) al fine di individuare eventuali strategie di intervento. L’analisi si compone di una prima approfondita “visita” delle biblioteche (di cui vengono analizzate alcune caratteristiche, fra cui il livello delle strutture e dei servizi offerti, la consistenza del patrimonio librario, l’accessibilità al pubblico, gli orari di apertura, con particolare attenzione alle iniziative rivolte ai bambini), a cui seguirà in autunno una fase di “restituzione” dei risultati sul territorio, attraverso degli incontri con gli operatori del settore e con gli amministratori dei comuni coinvolti.

Al termine del progetto, a partire dai risultati del processo di valutazione, si cercheranno di fornite ai Comuni delle “raccomandazioni” sulle biblioteche di pubblica lettura, che contengano dei suggerimenti puntuali sugli interventi migliorativi che concretamente è possibile realizzare.

Secondo Antonella Agnoli, una delle massime esperte del settore nel nostro Paese, che per il progetto si occupa dell’analisi delle sedi bibliotecarie, le visite effettuate “confermano la grande disomogeneità di servizi e investimenti del nostro Paese. Il Sud, che più di tutti avrebbe bisogno di investire in servizi culturali, è una sorta di buco nero”. Per il futuro, qualsiasi intervento per il rilancio del sistema delle biblioteche di pubblica lettura “deve tenere conto delle profonde differenze che ci sono in Italia tra nord, sud e centro e deve partire da una forte volontà politica di costruire servizi utili per la collettività.” Va dunque cambiata l’idea che molti ancora hanno della biblioteca, che “da luogo di conservazione e studio deve divenire un luogo aperto al territorio dove si integrino diverse funzioni: dove si va a leggere ma anche a fare un corso di cucito o di internet, dove convergono tutti servizi informativi del Comune; luoghi che devono essere aperti quando ci possono andare le persone”. “Spesso – conclude la Agnoli – si dà la colpa alla mancanza di soldi ma è più grave la mancanza di visione culturale dei beni pubblici”.

In questo speciale dedicato a In Vitro, racconteremo i risultati delle visite con sei schede specifiche.

La provincia di Lecce

La provincia di Lecce, con i suoi 97 comuni per poco più di 800.000 abitanti, è quella più ampia coinvolta nel progetto In Vitro. Presenta altre peculiarità, come ad esempio la storica mancanza di una biblioteca civica nel Comune capoluogo, assenza solo parzialmente compensata dalla presenza di una biblioteca che fa capo all’amministrazione provinciale. E proprio dalla “Bernardini”, che sta coordinando a livello locale lo svolgimento del progetto, sono partite le visite cha abbiamo condotto nel territorio salentino, che hanno poi riguardato le biblioteche comunali di Tuglie, Galatone, Galatina, Alessano, Maglie, Melpignano, Zollino, Cavallino, Taurisano.

Le visite hanno confermato le preoccupazioni sullo stato del sistema bibliotecario, in quanto la maggior parte delle strutture sono apparse deficitarie sui servizi essenziali (a parte il sistema di prestito interbibliotecario, che grazie a degli importanti investimenti della Regione Puglia e della Provincia pare funzionare discretamente), in condizioni fisiche precarie, e per giunta in grande difficoltà per quanto riguarda le il personale e il patrimonio librario, capitoli su cui l’effetto dei tagli degli ultimi anni si è fatto sentire parecchio, mettendo a rischio in alcuni casi l’esistenza stessa delle biblioteche.

In questo quadro non certo confortante, spiccano per fortuna dei casi di livello più accettabile (soprattutto la biblioteca di Maglie, situata, insieme al Museo Civico, in un elegante palazzo dei primi del ‘900), e alcune interessanti iniziative dal profilo più innovativo.

Ne vogliamo segnalare una, di Zollino, un piccolo (circa 2.000 abitanti) ma vivace comune molto legato alle proprie tradizioni culturali, in cui si conserva gelosamente il “grico”, un dialetto ellenofono eredità della complessa storia di questi territori. E proprio la biblioteca comunale è il centro pulsante di questa forte identità culturale: qui si legge e si studia il grico, si passano i pomeriggi con i bambini, si impara, con l’aiuto delle signore anziane, a fare i dolci e i pani tradizionali. In biblioteca si fa marketing e promozione del territorio, si imparano tecniche di coltivazione della terra, e naturalmente si trova racchiusa la storia della “Grecìa salentina”, di cui sono documentate le ricche testimonianze archeologiche, i riti, le tradizioni, i personaggi più importanti e le loro opere.

E con la biblioteca si cercano anche nuovi modi di incontrare i cittadini. Presso il parco comunale è installata una little library free dotata di una selezione di libri di vario genere che vengono sostituiti ogni 15 giorni. “È inusuale e quasi commovente passare dal parco e trovare i bambini che giocano sull’altalena con un libro in mano, o che leggono distesi sull’erba, così come vedere adulti che leggono mentre i loro piccoli giocano” – afferma il neo-sindaco Antonio Chiga.

La provincia di Ravenna

In provincia di Ravenna sono state oggetto di “visita” le biblioteche comunali di Castel Bolognese, Lugo, Russi, Ravenna, Cervia e Faenza. Si tratta di situazioni molto differenti, dal punto di vista della popolazione dei comuni, della tipologia di struttura e della consistenza del patrimonio. Un caso a parte è ovviamente la grande biblioteca “Classense” del capoluogo, dove, in un sito di importante valore architettonico, è conservato uno straordinario patrimonio storico, composto da 750 manoscritti, 80.000 opere a stampa antiche, comprendente edizioni dei secoli XV, XVI, XVII e XVIII, 800 edizioni di incunaboli fra cui la famosa “Hypnerotomachia Poliphili”, stampata a Venezia nel 1499 da Aldo Manuzio, unanimemente ritenuta il capolavoro dei libri illustrati veneziani, 8.000 edizioni di “cinquecentine”, 10.000 disegni e stampe. A questa sezione storica, la biblioteca Classense affianca delle sezioni – in ammodernamento e ampliamento – più propriamente orientate alla pubblica lettura, che ne fanno un modello interessante di interazione fra servizi librari a vocazioni differenziata.

Per quanto riguarda il resto della Provincia, in un quadro generale di buona qualità dei servizi – peraltro molto utilizzati dai cittadini, come si può facilmente notare dalla vivace frequentazione delle strutture – si possono individuare due casi emblematici di innovazione.

In primo luogo, come esempio di struttura innovativa e molto orientata all’uso estensivo da parte dei cittadini, si può citare la nuova biblioteca di Russi. Frutto della ristrutturazione dell’ex Macello Comunale, un affascinante edificio di mattoni rossi, la nuova biblioteca è stata concepita fin dall’inizio come un luogo accogliente di incontro e di confronto culturale, uno spazio democratico a disposizione dei cittadini.

Per questo, la struttura è stata concepita come una entità polifunzionale: ad ampia a luminosa zona di lettura, con i libri collocati a scaffale aperto, si affiancano uno spazio utilizzabile per eventi di carattere culturale, la sezione dedicata agli adolescenti e una multimediateca, che si presenta come uno luogo di fruizione libera da parte degli utenti, che funge anche da luogo aggregativo e di condivisione. Il tutto ruota intorno ad un ampio atrio, dove sono concentrati i servizi essenziali della biblioteca.

Una delle caratteristiche interessanti delle biblioteche di queste zone è che si tratta in molti casi di strutture estremamente dinamiche, che cercano di inventarsi nuovi servizi per rispondere alle sempre maggiori esigenze dei cittadini. Un caso emblematico è quello di Cervia, dove ci si è inventati la “Bibliomobile”, una sorta di biblioteca viaggiante, pensata per portare i libri a quei lettori che non possono raggiungere in modo autonomo i servizi bibliotecari del comune. L’utenza privilegiata è quella delle scuole, che possono prenotare la disponibilità della Bibliomobile ed usufruire dei suoi servizi: circa 2.300 libri e 50 video, ma anche e soprattutto le competenze in materia di promozione della lettura dei suoi operatori.
L’Umbria

L’Umbria è l’unica regione interessata per intero del progetto, perché l’assessorato alla Cultura ha deciso di integrare i fondi nazionali con fondi propri, in modo da coinvolgere, oltre alla provincia di Terni, inizialmente individuata, anche quella di Perugia.

Le visite in regione hanno riguardato le biblioteche comunali di Perugia, Acquasparta, Amelia, Narni, Guardea, Todi, Norcia, Cascia, Castel Ritaldi.

Il quadro che si è delineato è quello di un sistema molto variegato, caratterizzato dalla presenza, anche in comuni piccoli, di biblioteche con fondi storici notevoli, che tendono quindi a caratterizzarsi più come strutture di conservazione che come agenzie volte alla promozione della pubblica lettura. Inoltre, in molti casi le biblioteche sono collocate in palazzi storici di grande pregio architettonico, cosa che, se giova all’estetica, spesso, per la “rigidità” di questi, crea notevoli problemi di accessibilità e di fruizione. Tutto questo aggravato dalle difficoltà dovute alla evidente inadeguatezza di molte strutture a contenere raccolte librarie in continua crescita, mantenendo i livelli minimi di fruibilità da parte dei cittadini. Molte biblioteche appaiono in sofferenza anche perché “troppo piene”, a causa forse anche di una non sempre adeguata politica di scarto e di rinnovo delle raccolte.

Infine, come nel resto d’Italia, anche in Umbria si segnalano forti difficoltà per effetto dei tagli al personale – che sta creando problemi di gestione molto seri – e agli stanziamenti dei comuni, che rendono difficile lo svolgimento di attività anche minime.

Una biblioteca che ha destato molta impressione per la suggestione dei luoghi, per la qualità storica delle raccolte (e per l’amore e la passione di chi ci lavora) è quella di Cascia. Collocata in un bellissimo palazzo del centro storico, dotato di un incantevole giardino interno, dove sono presenti alcune rare ed importanti specie vegetali locali. Si caratterizza per la ricchezza delle collezioni storiche, che vengono anche valorizzate tramite un vero e proprio percorso espositivo continuamente modificato dal personale (che accompagna amorevolmente i visitatori).

Per quanto riguarda invece le biblioteche con la maggiore vocazione alla “pubblica lettura”, occorre segnalare quella di Narni, che dedica molti spazi alla prima infanzia e ai ragazzi, e quella del comune di Guardea, realizzata nel 2011, un modello molto interessante di spazio multifunzionale, di fatto co-gestito dai cittadini, che ai servizi di una piccola biblioteca unisce la capacità di caratterizzarsi come luogo di incontro e di inclusione.

La provincia di Biella

Nella provincia di Biella, le biblioteche visitate sono state: quelle di Valdengo, Vigliano Biellese, Candelo e Occhieppo Inferiore, e poi quella per ragazzi del capoluogo.

In questi territori del Piemonte, i più a Nord fra quelli coinvolti dal progetto In Vitro, si riscontra uno stato dei servizi bibliotecari discreto. Anche qui, si ritrovano i problemi che paiono caratterizzare tutta l’Italia, e cioè la difficoltà crescente dei Comuni ad investire anche il minimo indispensabile per le spese di funzionamento, la rarefazione del personale dovuto al blocco del turn-over, la incapacità di adeguarsi ai cambiamenti nelle richieste dell’utenza e nell’evoluzione della tecnologia. Questi problemi vengono in parte superati da una forte presenza di cittadini volontari, che in molti casi intervengono nella gestione delle strutture in maniera molto significativa, dando anche qualità ai servizi offerti. Un caso emblematico, da questo punto di vista, è quello di Candelo, cittadina nota per il notevole “Ricetto”, un borgo fortificato medievale di grande suggestione, che ci è giunto in uno straordinario stato di conservazione.

La biblioteca di Candelo è collocata in un edificio che, opportunamente, ospita anche altri servizi di informazione del Comune. Si presenta accogliente e versatile, cioè adatta ad essere usata anche come sala riunioni, per corsi, laboratori ecc. Inoltre, ha uno spazio bambini molto accattivante, gestito da alcune meravigliose cittadine volontarie “anziane”, che organizzano anche incontri con i bambini in cui vengono raccontate in maniera allegra e divertente le fiabe e le tradizioni del territorio. La presenza dei volontari permette un orario di apertura molto ampio alla biblioteca, che si estende anche al sabato pomeriggio.

Altro positivo caso da segnalare è quello di Valdengo, piccolo Comune dove l’Amministrazione, nonostante le difficoltà degli ultimi anni, continua a investire in maniera significativa sulla biblioteca, sia con un consistente stanziamento economico, sia attraverso il coinvolgimento nella gestione dei cittadini, che sono organizzati in un “Consiglio della biblioteca” di 20 persone, che collaborano all’organizzazione degli eventi (non solo iniziative legate ai libri, ma anche corsi di lingue, maglie e cucito) e danno suggerimenti e consigli.

Infine, per quanto riguarda il capoluogo, la biblioteca comunale è attualmente in ristrutturazione, mentre esiste una interessante biblioteca per ragazzi, ben organizzata e frequentata da molti bambini con i loro genitori.

La provincia di Nuoro

La Sardegna presenta nel campo dei sevizi bibliotecari delle peculiarità molto significative. Infatti, in questo settore, grazie ad una gestione “illuminata” dell’ente Regione, che parte da lontano, almeno dagli anni Settanta, risulta avere delle caratteristiche più simili al Centro-Nord del nostro Paese. E, non a caso, a questo livello dei servizi corrispondono anche analoghi tassi di lettura fra i cittadini, molto meno sfavorevoli che nel Sud.

Inoltre, la forma di gestione delle strutture è in molti casi di tipo “misto”: in base a finanziamenti regionali, i Comuni – a volte in forma aggregata – affidano la gestione delle biblioteche a cooperative specializzate. Questo garantisce l’utilizzo di personale ben formato (anche se in gran parte “precario”, con tutto quello che ciò può comportare), un allestimento più moderno e orientato alle esigenze dei cittadini, e orari di apertura molto ampi (di solito 9-19 tutti i giorni), anche nelle fasce pomeridiane e a volte serali. E tutto questo, particolare molto importante, non solo nei centri più importanti, ma anche nei Comuni più piccoli e decentrati. Di contro, la mancanza di una gestione diretta crea una certa “distanza” dei Comuni da strutture che vengono percepite come “ospiti”, cosa che comporta a volte una sorta di deresponsabilizzazione.

Le biblioteche visitate sono state quelle di Nuoro, Orgosolo, Dorgali, Siniscola, Macomer, Sorgono, Galtellì e Atzara. Le strutture sono apparse in media accoglienti e decorose, con alcuni casi particolarmente significativi (ad esempio le belle biblioteca di Atzara e Galtellì, esempi emblematici di come si possono allestire spazi interessanti e utili per i cittadini anche in piccoli paesi). In molti casi si vedono però i segni di un affaticamento, dovuto in particolare alla carenza di risorse, alle condizioni di precarietà degli operatori e forse anche ad una “crisi di identità” di strutture che si trovano a confrontarsi con mutamenti molto forti dei consumi culturali. Comunque, la Sardegna pare decisamente più attrezzata di altri luoghi che abbiamo visitato.

Due casi a parte in senso positivo – fuori dal campo di intervento del progetto In Vitro, ma che segnaliamo in quanto esperienze emblematiche di trasformazione del’idea di biblioteca e di spazio culturale – sono la magnifica Mediateca del Mediterraneo di Cagliari, una struttura recente, di grandi dimensioni, moderna e decisamente gradevole dal punto di vista architettonico (che appare peraltro molto frequentata dai cittadini, in particolare giovani), e il Centro di servizi culturali UNLA di Macomer, significativamente orientato ai giovani, alla musica, al cinema e alle tecnologie multimediali.

La provincia di Siracusa

In provincia di Siracusa le visite hanno riguardato due biblioteche del capoluogo (la “Elio Vittorini”, che fa capo alla Provincia, e quella comunale situata nella Circoscrizione “Santa Lucia”), e quelle comunali di Noto, Canicattini, Avola, Melilli e Lentini.

In generale sono state confermate tutte le preoccupazioni sullo stato del sistema bibliotecario delle regioni del Sud (che, non dimentichiamolo, sono quelle che presentano anche i più bassi tassi di lettura fra i cittadini), in quanto la maggior parte delle strutture sono apparse molto carenti sui servizi essenziali, in condizioni strutturali precarie, e infine in grande difficoltà per quanto riguarda il personale e il patrimonio librario, capitoli su cui i tagli degli ultimi anni hanno inciso in maniera significativa, mettendo a rischio in alcuni casi l’esistenza stessa delle biblioteche.

Anche quando le strutture sono state rinnovate di recente – come ad esempio nel caso di Avola, dove il è stato effettuato un importante intervento di trasferimento delle biblioteca in un bell’edificio una volta sede del mercato comunale, le esigue risorse finanziarie a disposizione rendono difficile svolgere anche le funzioni più elementari. Il risultato di tutto questo è che, in linea generale, le strutture visitate presentano risultati molto bassi in termini di cittadini che frequentano le biblioteche o che usufruiscono dei servizi – peraltro che appaiono spesso di livello molto modesto. Particolari carenze si riscontrano inoltre nel delicato settore degli spazi destinati ai bambini, di cui le biblioteche visitate risultano quasi del tutto prive.

Le visite hanno riguardato anche biblioteche dotate di un importante patrimonio storico, e situate in contenitori di grande valore artistico, come nel caso di Noto, in cui la sede è un bellissimo palazzo del centro storico barocco, inserito dall’Unesco fra il “Patrimonio Mondiale dell’Umanità”. In questi casi però, le esigenze di tutela e conservazione del patrimonio sembrano prevalere e definire quasi completamente le strutture, che invece appaiono molto deboli per quanto riguarda i servizi “primari” rivolti ai cittadini.

Una esperienza che merita di essere segnalata è quella della Biblioteca civica di Lentini, che, pur essendo ospitata in una struttura che appare ormai vecchia e inadeguata, tenta di caratterizzarsi come sede di iniziative culturali (in particolare in relazione a progetti di contrasto alla criminalità organizzata), anche coinvolgendo attivamente cittadini volontari. Inoltre, è in corso di redazione avanzata un progetto di ristrutturazione che dovrebbe consentire il trasferimento della biblioteca in una sede più idonea e moderna.

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