Il Canzoniere fa Quaranta!

In uscita il nuovo cd del Canzoniere Grecanico Salentino, una raccolta di canzoni che Erri De Luca paragona a delle “lettere da un condominio in fiamme”. Forse il tentativo più compiuto di dimostrare che la musica popolare salentina può (e deve) essere considerata come musica di oggi, e non solo nostalgia del passato.

Nel 1975, per iniziativa della scrittrice e militante culturale Rina Durante, prendeva avvio l’esperienza – allora decisamente pionieristica – del Canzoniere Grecanico Salentino, che ha segnato la storia della musica popolare salentina, costruendo una modalità di “riproposta” in contesti spettacolari del repertorio tradizionale che di fatto ha dato la linea a tutto il “movimento” successivo. Negli ultimi anni il gruppo è passato letteralmente di padre in figlio, e, con la direzione artistica di Mauro Durante, si è proiettato nella direzione della “attualizzazione” della musica salentina (di cui un risultato di grande livello è il precedente cd Pizzica Indiavolata) trovando un notevole successo di pubblico e di critica, in Italia ma anche e soprattutto all’estero, con una lunghissima serie di esibizioni anche in contesti di grande prestigio.

 

Per festeggiare lo storico anniversario, il Canzoniere ha appena pubblicato un nuovo cd, che come titolo ha proprio il numero di anni dalla fondazione: Quaranta. Muovendosi in significativa continuità con l’impostazione “impegnata” del folk-revival degli anni Settanta, il lavoro (su cui sembra aleggiare lo spirito della fondatrice Rina Durante) propone sia alcuni pezzi tradizionali riarrangiati, sia diversi brani di nuova composizione, ma che certamente non perdono il “sapore” popolare, in particolare per la cura nelle soluzioni musicali e il pregevolissimo uso delle voci. E anche – occorre sottolinearlo – per la capacità del Canzoniere di rimanere “gruppo”, di mantenere una dimensione corale: sono tutti bravissimi musicisti, ma le loro individualità convergono, si intrecciano e arricchiscono l’insieme. Quaranta sorprende in positivo inoltre per i testi dei brani “nuovi” – scritti da Mauro Durante a volte insieme al padre Daniele, storico esponente del primo Canzoniere, ma anche in collaborazione con altri – che presentano contenuti attenti all’attualità e distantissimi dagli stereotipi del “Salento da cartolina” così in voga. Rispetto allo scintillante Pizzica Indiavolata, si può notare una minore eterogeneità (e forse una vena world meno accentuata), maggiore maturità nei testi e complessivamente più compattezza, mi verrebbe da dire quasi come se ci trovassimo di fronte a un “concept album”. Prodotto per conto di Ponderosa (e registrato praticamente in presa diretta) dal guru della scena world internazionale Ian Brennan (Bill Frisell, Jovanotti, Lucinda Williams, Tinariwen), il disco vanta anche importanti collaborazioni: Erri De Luca, Ludovico Einaudi, Piers Faccini, la Fanfara Tirana e il bassista Valerio Combass.

 

Il lavoro si apre con Tienime tata, uno dei brani di nuova composizione – ma in cui sono evidenti significativi rimandi a un canto di tema “sociale” del repertorio tradizionale, Lu sule calau calau – più toccanti e incisivi, che tratta del disagio esistenziale (e lavorativo) dei giovani di oggi, costretti, come i loro nonni e in parte i loro padri, ad emigrare, per non doversi piegarsi davanti al potente di turno. Si prosegue con Rirollalà, una pizzica in grico ispirata dalle registrazioni storiche degli anni Cinquanta, che il gruppo rielabora con un arrangiamento raffinato e molto coinvolgente (con l’intervento del basso che ne accentua la “modernità”). Il terzo brano è la splendida Solo andata, toccante poesia di Erri De Luca sulle tragiche vicende dei migranti che sbarcano sulle nostre coste portati dalle carrette della disperazione (che il poeta napoletano, nel prezioso scritto contenuto nel libretto del cd, definisce giustamente “il peggiore trasporto marittimo della storia umana”) a cui il gruppo “ha messo su la musica”. Il brano parte lento e poi cresce trasformandosi in una sorta di pizzica triste, fino allo struggente assolo finale di violino di Mauro Durante. Musicalmente potente – ma forse un po’ troppo “tarantellosa” – è la successiva I love Italia, canzone scritta di Piers Faccini (in inglese) dedicata all’immagine contraddittoria dell’Italia, fra gli abusati luoghi comuni sulla “grande bellezza” e la realtà delle inefficienze, del malcostume e della corruzione diffusa.

Dalla tradizione garganica, e in particolare dal repertorio dell’ultimo dei Cantori di Carpino, Antonio Piccininno, viene invece la Ninna nanna, riproposta in una versione abbastanza di maniera, basata soprattutto sui virtuosismi della voce di Maria Mazzotta e dell’organetto (superlativo) di Massimiliano Morabito.

Dopo questa parentesi lenta, si riprende di nuovo quota con un pezzo incalzante e pieno di pathos, Taranta, scritto insieme a Ludovico Einaudi – che suona anche il piano. In un’atmosfera onirica ed evocativa (e piena di richiami “orientali”), partendo dalla musica che curava i mali di ieri (e che in qualche modo nella cultura tradizionale “funzionava”) si cerca disperatamente (e forse inutilmente) la cura per i mali (e “li turmenti”) di oggi, con una sola certezza: che “ci balli sulu nu te puei curare”. Certamente uno dei pezzi più efficaci e intriganti del cd.

Mara l’acqua è invece un grande classico degli Ucci di Cutrofiano, nello straordinario originale quasi l’essenza della polifonia tradizionale salentina, qui riproposto in una versione da brivido, a tre voci senza gli strumenti. Una prova di gran classe, considerata anche la difficoltà esecutiva di questo genere di repertori, non a caso poco frequentati dai gruppi di oggi, quasi tutti ossessivamente “pizzicaroli”.

Segue il pezzo più esplicitamente “politico” del cd, No Tap, scritto ancora da Daniele Durante (che lo canta anche nella ghost track finale), forse musicalmente non del tutto convincente, ma che, visto l’argomento trattato, non passerà certo inosservato. Con ironia sferzante (quasi da sberleffo) si descrive l’arrivo del “tubo del gaz”, controverso progetto di gasdotto transcontinentale che minaccia di mangiarsi “la costa, il Salento, lu mundu”, e la corte dei miracoli di “giornalisti, opinionisti, deputati, comici attori e soubrette alla moda” che si agita attorno agli affari garantiti da questa Grande Opera.

E sempre sui problemi ambientali si concentra l’irresistibile Ziccate, una pizzica un po’ derivata dai repertori dell’orchestrina “terapeutica” di Luigi Stifani, il cui testo sembra adattarsi perfettamente anche alle emergenze recenti che hanno colpito la campagna salentina – dagli scempi del fotovoltaico industriale fino al flagello della malattia che sta mettendo a rischio gli ulivi secolari. In fondo, ci dice la canzone, tutto origina dal consumismo e dall’avidità, per cui “quiddhu ca l’antichi n’ianu lassatu / senza vergogna l’amu squagghiatu / mo ci tutto quantu nvelenamu / li sordi tocca ni mangiamu”. L’unica soluzione, ci suggerisce la canzone, è mobilitarsi e far sentire la propria voce, perché “se non te dai de fare le conseguenze le paghi tu”.

Pu è rodo t’orio è invece a mio avviso una delle grandi sorpresa del cd: questo brano della tradizione grica viene drasticamente trasformato (direi quasi scarnificato) da Emanuele Licci in un pezzo per solo voce e bouzuki, in un modo che a me ricorda molto alcune inquiete esperienze blues/folk americane (mi viene ad esempio in mente il Mark Lanegan acustico o ancora di più gli Unlce Tupelo). Un’interpretazione di grande spessore e felicemente eccentrica.

Il cd si chiude poi con altri due brani di nuova composizione (separati da una breve parentesi “rumoristica”): Iessi fore, un incalzante dialogo fra la voce sempre molto espressiva di Maria Mazzotta e un complesso gioco fra le percussioni e la ciaramella di Giulio Bianco (bravissimo in tutto il cd), che ci invita ad aprire gli occhi e ad uscire dal proprio privato e ad affrontare la vita, e Respiri, esperimento quasi cantautoriale, dal testo intimo e ricco di sentimento.

 

Quaranta, raccolta di canzoni che Erri De Luca paragone a delle “lettere da un condominio in fiamme”, è dunque un’opera di grande ambizione, forse il tentativo più compiuto degli ultimi anni (l’unico paragone possibile, anche per alcune tematiche trattate, mi pare che sia con Mazzate pesanti degli Aramirè, 2004) di dimostrare che la musica popolare salentina può (e deve) essere considerata come musica di oggi, e non solo nostalgia del passato. Anche perché si occupa della contemporaneità, tenendo la mente libera e gli occhi aperti. Da qui il tono complessivo, in cui l’aspetto gioioso, che ci si aspetterebbe da questa musica, non è mai separato da sentimenti di inquietudine e di preoccupazione, in relazione con lo spirito dei tempi che stiamo vivendo. Nonostante questa densità di scrittura, il Canzoniere è riuscito a produrre un cd di altà qualità, musicalmente ricco e con molti brani di notevole impatto e intensità, che prefigurano inevitabilmente delle travolgenti esibizioni dal vivo. Che poi è proprio la dimensione ideale in cui celebrare questa musica: insieme al gruppo che suona sul palco, chi partecipa ai concerti vive un’esperienza di ascolto e di condivisione, di balli e di festa. Una dimensione collettiva che sempre per citare Erri De Luca, sembra essere “la formula sanitaria di una comunità che rinnova le difese del proprio organismo minacciato”.

Il Canzoniere Grecanico Salentino: Mauro Durante (figlio di due dei fondatori Daniele Durante e Rossella Pinto) voce, tamburelli, percussioni, violino; Emanuele Licci (altro “figlio d’arte” di uno dei fondatori, Roberto Licci) voce, bouzuki; Giulio Bianco zampogna, flauto e basso; Maria Mazzotta voce e tamburello; Massimiliano Morabito organetto; Giancarlo Paglialunga voce e tamburello; Silvia Perrone alle danze.

Per leggere una approfondita scheda storica sul gruppo  dagli anni ’70 ad oggi – cliccare qui

Per leggere una mi recensione del precedente cd Pizzica Indiavolata cliccare qui

 

 

 

Qui il video del brano Solo andata, anticipazione del prossimo album del gruppo, tratto da una poesia di Erri De Luca, per la regia di Alessandro Gassman:

 

 

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