Come cantavano gli italiani il Natale

di Vincenzo Santoro

bambinostella«Da dove vengono i canti di natale? Come sono arrivati fino a noi i testi e soprattutto le melodie (quelle che sono arrivate?». A queste domande cerca di rispondere un agile ma “denso” cd/libro di Giandomenico Curi, Il tempo del bambino e della stella. Come cantavano gli italiani il Natale, Edizioni Kurumuny, p. 190.

L’autore propone una ricognizione, dal Nord al Sud della Penisola, delle musiche – provenienti dai repertori “colti” e dalla tradizione orale – legate alla celebrazione del Natale. La prima tappa non poteva che essere da Napoli, città dove come è noto queste pratiche devozionali sono particolarmente diffuse e sentite, a partire da una loro codificazione avvenuta nel Settecento, quando si sviluppano «nuove forme di comportamento e celebrazione, come per esempio gli incontri familiari, gli scambi di auguri e di dono, le cantate vicino al presepio, i pranzi, i botti e così via».

Si passa in rassegna poi la tradizione delle “Novene”, che gli zampognari eseguivano davanti al Presepe nelle case dei ricchi come in quelle dei poveri, particolarmente diffusa in Sicilia, nel Basso Lazio e in Veneto, e dei “canti di questua”, eseguiti da gruppi di suonatori itineranti, che cantavano delle versioni popolaresche (spesso molto antiche) della storia della nascita di Gesù e della visita dei Magi, diffusi questi praticamente in tutta Italia. In dettaglio vengono analizzate le “strine”, canti di questua legati al Capodanno e all’Epifania (diffusi in Sicilia, in Calabria e in Puglia), in cui l’esibizione musicale si concludeva con una richiesta rituale di doni.

Questo viaggio affascinante si conclude con il “ciclo della Stella”, una questua rituale natalizia molto diffusa nell’Italia del Nord (Triveneto e provincia di Brescia), che si ricollega a ritualità che persistono in molte zone dell’Europa centrale (i cosiddetti “riti della luce”). La particolarità di questa tradizione è la presenza, nel corteo dei questuanti, di bambini vestiti da Re Magi, uno dei quali porta la Stella, fatta di carta colorata, cartone e legno fissata su un palo.

Il libretto è arricchito da un prezioso cd, contenente 20 bellissime tracce musicali – interpretate da esecutori tradizionali, spesso registrati durante i riti, e da gruppi “di riproposta” – originarie di tutta la Penisola, che testimoniano, come ci ricorda l’autore, che «la passione, la devozione, la magia di questi canti (e dei loro esecutori) sono le stesse, a nord come a sud», e che uno «stesso rapporto antico e tenacemente uguale» legava la vita religiosa ai tempi e ai ritmi della terra.

 

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