Il carnevale danzato di Montemarano

Dall’editore Nota di Udine, Mascarà mascarà me n’a fatto ‘nnamorà. Le tarantelle e i canti di Montemarano, un libro con due cd audio a cura di Luigi D’Agnese e Giovanni Giuriati

di Vincenzo Santoro

da Il Paese Nuovo, sabato 22 ottobre 2011montemeranoMontemarano è un piccolo borgo di poco più di tremila abitanti dell’Alta Irpinia, noto agli appassionati di cultura popolare per il suo Carnevale, in cui i tradizionali cortei mascherati sfilano lungo il paese danzando al ritmo di una frenetica tarantella, nota appunto come “montemaranese”. Si tratta, per usare le parole dell’etnocoreologo G. M. Gala, di “un vero laboratorio antropologico in funzione, un interessantissimo centro di osservazione su scala nazionale, in cui musica e danze vengono continuamente rielaborate senza perdere i tratti della propria identità”, che non a caso ha attirato fin dagli anni Cinquanta studiosi di fama internazionale (tra gli altri Alan Lomax, Diego Carpitella, Annabella Rossi e Roberto De Simone).

A Montemarano ancora oggi la ritualità del Carnevale inizia il 17 gennaio, giorno di S. Antonio Abate, quando le “squadre” guidate dalla maschera principale, il “caporabballo”, e composte da quattro danzatori, percorrono le strade accompagnate da un gruppo musicale formato da clarinetto, fisarmonica e tamburello. Ogni tanto le “squadre” si fermano e si esibiscono in brevi esecuzioni, ricevendo in cambio dal pubblico che intanto si è radunato offerte in denaro o in prodotti alimentari.

Il culmine della festa è poi negli ultimi tre giorni di Carnevale (domenica, lunedì e martedì grasso), in cui gli abitanti del paese eseguono una danza processionale accompagnata dai soliti complessi strumentali, fino a notte fonda.

Successivamente, nella prima domenica di Quaresima, il rituale si conclude con la celebrazione della morte di Carnevale, che, sotto la forma di un fantoccio deposto in una bara, viene condotto per le vie del paese, fino alla proclamazione “ufficiale” della sua morte (che viene sancita dallo scoppio di un petardo all’interno del fantoccio, che finisce bruciato). Dopo di che riprendono per l’ultima volta le danze processionali al ritmo della tarantella.

A questa complessa e affascinante manifestazione è dedicata una recente pubblicazione dell’editore Nota di Udine, Mascarà mascarà me n’a fatto ‘nnamorà, un libro con due cd audio a cura di Luigi D’Agnese e Giovanni Giuriati.

Nel testo, i due studiosi offrono uno studio completo e approfondito del Carnevale di Montemarano e della sua tarantella, a partire dai primi decenni del Novecento (fin dove arrivano le “testimonianze orali”, quando già questa manifestazione culturale si celebrava nella forma della danza processionale mascherata che conosciamo oggi. A quei tempi, la tarantella era eseguita con voce, tamburello, organetto (o fisarmonica semitonata) e ciaramella; alla fine degli anni ’30, ad opera probabilmente di un musicista attivo nella banda locale, Domenico Ambrosino, detto “Mbrusino”, venne introdotta una importante innovazione: la sostituzione della ciaramella con il clarinetto, e la creazione così dì nuove e più complesse melodie. Secondo Giovanni Giuriati, l’adozione di questo nuovo strumento, pur mantenendo il legame con la tradizione antica della danza processionale, “ha consentito alla musica di rinnovarsi e di incontrare il gusto delle giovani generazioni di quegli anni, mantenendo – anzi forse accrescendo – la funzione di ‘entusiasmare’ e dare vigore alla sfilata delle maschere danzanti”.

Di grande interesse sono i due Cd allegati al libro, composti da registrazioni eseguite da Luigi D’Agnese e dal fratello Generoso negli ultimi due decenni, che danno un’ampia rappresentazione del ricchissimo e articolato patrimonio sonoro di tradizione orale di Montemarano. In particolare, il primo Cd contiene una selezione di tarantelle che accompagnano le danze del Carnevale, che documentano la varietà del repertorio per quanto riguarda le melodie, i testi, l’utilizzo di differenti strumenti (oltre a quelli già citati si possono ascoltare il doppio flauto di canna, le castagnette, lo scacciapensieri, l’armonica a bocca, il flauto di corteccia di castagno, la grancassa) e le diversificazioni fra i vari esecutori (ancora oggi in paese esistono moltissimi suonatori in grado di eseguire la musica del carnevale). Nel secondo Cd – che, uscendo dal luogo comune Montemarano=tarantella costituisce un importante arricchimento dell’opera – viene invece presentata una scelta di canti che in un passato non troppo lontano scandivano importanti momenti della vita privata, ma anche comunitaria e sociale del paese (canti d’amore, serenate, canti militari, ninne-nanne, canti religiosi).

Di particolare interesse risultano i brani eseguiti durante il lavoro e i canti “a dispetto” con contenuti politici, usati a Montemarano addirittura nelle competizioni partitiche. Tra questi, una menzione particolare merita la presenza nelle registrazioni dello stornello E pratone mio ti voglio arricchire, che fa riferimento a uno dei canti politici più diffusi nel nostro Paese: una versione fu raccolta da Franco Coggiola nel 1969 nel vercellese, da cantatrici originarie del salernitano (è inclusa nella raccolta “Le stagioni degli anni ’70, curata da Sandro Portelli per I dischi del sole; un’altra a Orsara di Puglia da Giovanni Rinaldi e Paola Sobrero nel 1978 (si può ascoltare nel cd allegato al libro La memoria che resta, edizioni Aramirè); altre versioni furono raccolte nel Lazio, in Abruzzo, in Romagna e nelle Marche. Da questo materiale di tradizione, il grande cantatore Matteo Salvatore trasse una delle più belle e struggenti canzoni italiane di protesta, Padrone mio ti voglio arricchire.

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