La Passione popolare di Sordevolo

di Vincenzo Santoro

da Anci Rivista, dicembre 2008passionesordevolo

Comune di testa della valle dell’Elvo, nel Biellese, Sordevolo estende il suo territorio in uno scenario naturale di colli, boschi e montagne, dalla frazione di Rubiola (590 metri) ai monti Mucrone (2335 metri) e Bechit (2320 metri), appartenenti al contrafforte prealpino delle Alpi Pennine, tra la Valle d’Aosta e la Valsesia.

Da quasi due secoli in questo piccolo Comune (circa 1300 abitanti), ogni cinque anni, si rappresenta una forma molto particolare della Passione di Gesù, in una messa in scena che coinvolge intera comunità dei sordevolesi, in completa autonomia organizzativa e artistica. Ogni aspetto dello spettacolo è affrontato con le sole risorse umane e tecniche locali: l’assetto organizzativo generale, la confezione dei costumi e degli apparati, il progetto scenografico, la regia, la scuola di recitazione, l’allestimento delle scene.

La rappresentazione ha fatto guadagnare alla località collinare il soprannome di Città della Passione, richiamando spettatori da ogni dove. Viene organizzata ed allestita da una associazione appositamente costituita, l’Associazione Teatro Popolare di Sordevolo, che ha ereditato dal 1991 l’impegno assunto nel 1816 da quello che fu l’antico Teatro Popolare Comitato Passione di Sordevolo.

Si tratta certamente di uno dei più grandi spettacoli corali in Italia interpretato da attori ilettanti, giovani e meno giovani, che lavorano e si preparano con serietà e dedizione per questo grande evento.

La Passione di Cristo viene replicata ogni fine settimana da luglio a settembre. In una ampia arena naturale all’aperto di circa quattromila metri quadri, un anfiteatro dotato di tutte le più moderne tecnologie, è riprodotta la Gerusalemme del tempo di Gesú, nei suoi luoghi fondamentali: la reggia di Erode, il Sinedrio, il Pretorio di Pilato, l’orto degli ulivi, il cenacolo, il monte Calvario.

Lo spettacolo, che dura circa tre ore, è composto da un prologo e 29 scene. Alla rappresentazione – che include l’uso di cavalli e persino di una biga romana che irrompe nell’anfiteatro subito dopo il prologo – partecipa una moltitudine di attori, mimi e figuranti (fra cui il maligno accompagnato da una turba di diavoletti vestiti di rosso, un orso e una salamandra quali elementi simbolici di contrapposizione tra il male ed il bene), in tutto circa quattrocento persone, ovvero quasi un terzo dell’intera popolazione di Sordevolo che per cinque anni prepara minuziosamente uno spettacolo di grande sacralità e suggestione arricchito e valorizzato dalla cura dei movimenti scenici e dall’accuratezza dell’apparato scenografico e dei costumi.

Il testo su cui si basa la rappresentazione risale agli ultimi anni del quattrocento, opera elaborata in versi dal fiorentino Giuliano Dati, cappellano della Chiesa dei Santi Martiri in Trastevere a Roma. Dal 1490 circa, l’azione scenica veniva realizzata il Venerdì Santo, al Colosseo, dalla Compagnia della Confraternita del Gonfalone di Roma con gran concorso di popolo, pellegrini, viaggiatori e notabili; questa tradizione continuò fino al 1539 quando, negli anni drammatici della riforma e del distacco dalla Chiesa cattolica di Roma dei movimenti religiosi di Lutero, di Calvino, ed altri ancora, Papa Paolo III vietò rappresentazioni di questo tipo. Il testo della passione “romana” giunse a Sordevolo con mezzi e modi ancora sconosciuti. Secondo alcune ipotesi, sembra che il testo originale della Passione sia arrivato in Piemonte attraverso i rapporti che la Confraternita di Santa Lucia di Sordevolo teneva, in qualità di diretta affiliata, con la Confraternita del Gonfalone di Roma, oppure per i contatti commerciali che teneva con clienti romani la famiglia Ambrosetti, tessitori e mercanti di “panni fini” di Sordevolo.

Il prossimo appuntamento con questo grande spettacolo popolare è per il 2010.

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