“Ma la lunga notte di Melpignano è ormai solo un evento mondano”

da La Repubblica – edizione di Bari – di Giovedì 17 Agosto 2006
di Antonella Gaeta

L´analisi dello scrittore Roberto Cotroneo: “Lecce è città dell´apparenza, senza sostanza non si va avanti”

L´autorevolezza viene dall´aver camminato il Salento come terra e soffio di scirocco tanti anni fa. Roberto Cotroneo, poi, ha scritto (e lasciato andare per il mondo) il romanzo Otranto, ormai tradotto in dieci lingue. «Ora quel fascino da finis terrae dov´è?» si chiede in un´estate ancora, passata nel “suo” Salento. A vent´anni dalla scoperta.

Cotroneo, dove si trova in questo momento?
«Sul balcone della mia casa a Otranto. Vedo gente qui sotto che fa il bagno. Ci torno sempre d´estate. A Lecce anche d´inverno».
Se si pensa al concetto di salentinità, viene in mente lei. Se ne spiega le ragioni?
«Non farei fatica a comprenderlo se esistesse una salentinità. In realtà è un marchio alla cui invenzione ho, in qualche maniera, contribuito».
In questi vent´anni come ha visto cambiare il Salento?
«E´ mutato come è mutata l´Italia. Negli ultimi dieci anni c´è stata un´accelerazione in direzione della festa, della pizzica, delle tarante, dei tarantismi, di un´oleografia fatta di muretti a secco. Ma queste cose non esistono nella realtà”.
Molte delle ragioni del successo del Salento passano attraverso questi elementi, ne converrà.
«Sento che in questi anni si è persa una grande occasione. E parlo di una capacità progettuale seria. C´è troppo velleitarismo in giro. Lecce è la città dell´apparenza, senza sostanza non si va avanti. La Notte della Taranta sembra la cosa più importante del mondo».
Lei è uno spettatore affezionato del festival.
«Quest´anno non ci sarò perché è il 26 agosto e non intorno al 15, come un tempo. Non è un buon segnale allontanarla dall´anima popolare per farne un evento mondano dove si pensa ai vip che ci saranno. Dappertutto domina il desiderio di scimmiottare in piccolo quello che avviene in grande altrove, nelle televisioni locali, nei giornali quando fanno cronaca mondana. Per Otranto si starebbe addirittura pensando a una tassa sui vip come in Sardegna. Ma di cosa stiamo parlando? Tutto è così sopra le righe».
È molto critico.
«Sono preoccupato, piuttosto. Mi sembra che il Salento cominci a vivere un declino ed è un vero peccato. Non è stato fatto un lavoro sufficiente per la ricezione turistica, non sono state create strutture culturali vere. Nessuno ha chiamato un grande urbanista, un grande direttore artistico, un grande intellettuale che si dedicasse alla progettualità. Tutto è identico, nulla è stato rinnovato dal profondo. Da una parte la megalomania, dall´altra il nulla».
Colpa degli amministratori?
«Lorenzo Ria ha fatto un buon lavoro di base ma dopo sembra che tutto si sia frenato. Sono state privilegiate cose stereotipate e banali delle quali è rimasto poco. La Taranta è un grande golem sul quale tutti scaricano la salentinità del nulla. Un network importante come quello della Grecìa salentina si va dissolvendo e lì si poteva giocare buona parte dell´identità di questa terra. La Notte fatta così non basta più».
Cosa fare, allora?
«Chiamare gente che ha lavorato con la contaminazione, da Sting a Gabriel, da Collins a De Simone. Altrimenti nell´ascoltare Consoli o Nannini che cantano dov´è la sperimentazione? Forse bisognerebbe non organizzare più eventi per cinque anni per rendersi conto di quali siano le cose più autentiche».

(17 agosto 2006)

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