Con la taranta in corpo

Ritmi liberatori. Scatenarsi seguendo la “neopizzica”

Concerti di piazza, film e lezioni di ballo. Così i ritmi calabro-salentini esplodono e portano l’antica trance anche nelle discoteche
di Alberto Selvaggi
da Panorama del 04/09/2003

Bologna, Piccolo Bar. La gente si attarda bevendo e chiacchierando. Quand’ecco che dal nulla sbuca gente armata di tamburelli e occhi spiritati, si sfila le scarpe e attacca una danza calabro-salentina concitata. Bologna, Torino, Roma, Milano: è così in tutt’Italia. Così da quando la neopizzica, rilettura della pizzica-pizzica atavica, dal Salento ha irradiato il suo ritmo liberatorio fin nelle contrade più impermeabili.
La premiata coppia Biagio Panico, 40 anni, e Ada Metafune, 44, di Torrepaduli (Lecce), paese culto dei “tarantati”, tiene da anni seminari affollati, Maristella Martella, 28 anni, di Corsano (Lecce), ballerina classica e studentessa di chimica farmaceutica, a Bologna impartisce lezioni “a tanti insospettabili entusiasti” nella Scuola di tarantella e danze popolari del Mediterraneo, sotto l’ala di Taranta Power di Eugenio Bennato. Tanti fuorisede diffondono questa musica e danza verticale. Le scuole sorgono come funghi, talvolta in concorrenza nelle stesse città. Gruppi come Officina Zoè, Canzoniere Grecanico Talentino, Aramirè trionfano all’estero, e il re dei cantori tradizionali, Uccio Aloisi, 75 anni, è accolto ovunque alla stregua di un papa. Nelle piazze si improvvisano happening.
La musica che spopolava nei centri sociali sta colonizzando anche i salotti. E nelle discoteche si amalgama a techno e house: a Berlino Dj Don Francis’, Francesco Campitelli, 44 anni, di Potenza, con i suoi “Taranta trance party” manda in delirio le folle al So 36 come al Club Bastard: merito della socialità che all’elettronica manca. “Il boom” dice Pino Gala, 51 anni, di Canosa di Puglia, presidente dell’Associazione Taranta di Firenze, “è frutto di concause, tra le quali il folk-revival, la reazione alla globalizzazione, l’anelito al magico di cui è intriso il tarantismo”. Concorda Sergio Torsello di Alessano, curatore del testo Il Ritmo meridiano, che aggiunge: “Gli stessi film di Edoardo Winspeare non sono stati che un volano aggiunti a uno sfaccettato processo in atto”.
Ernesto de Martino e Diego Carpitella, sul finire dei 50, documentarono i fenomeni del tarantismo, forse prevedendo che questo “rituale catartico poteva riproporsi come esperienza di massa dall’Australia all’Algeria”, per dirla con il sociologo francese Georges Lapassade.

FacebookTwitterGoogle+WhatsAppGoogle GmailCondividi

Lascia una risposta