Prima della Notte c’era la Taranta

Un libro di Vincenzo Santoro ricostruisce la rinascita della musica popolare salentina

di Francesco Farina

dal Corriere del Mezzogiorno, edizione pugliese, del 28 ottobre 2009

 

SantorocdmfotoS’intitola Il ritorno della taranta. Storia della rinascita della musica popolare salentina (Edizioni Squilibri), l’ultima pubblicazione dedicata al fenomeno più vistoso del risveglio della tradizione musicale che ha segnato il dilagare della pizzica ben oltre il territorio nazionale. Ne è autore Vincenzo Santoro, originario di Alessano ma residente a Roma, dove è responsabile dell’Ufficio cultura, sport e politiche giovanili del’Anci (l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani), che aveva già firmato diversi testi sui temi della memoria storica e della tradizione popolare del Salento. Oggi, Il ritorno della taranta sarà presentato a Roma nella Sala Teatro Studio dell’Auditorium del Parco della Musica dallo stesso Vincenzo Santoro, in un appuntamento cui prenderanno parte, tra gli altri, il presidente del Circolo Gianni Bosio, Sandro Portelli, ed il regista Edoardo Winspeare.

L’approccio di Santoro con la cultura popolare del suo paese d’origine risale agli anni Novanta quando, studente della Facoltà d’informatica presso l’università di Pisa, prendeva parte al movimento studentesco «La Pantera»: «In quell’occasione cominciai ad ascoltare i Sud Sound System e rimasi sorpreso del fatto che cantassero in dialetto e che molti ragazzi che non avevano niente a che fare col Salento ne ripetevano i testi accompagnando le loro canzoni. Per me fu il crollo di un tabù, visto che a casa ci educavano a non parlare in dialetto». Al tarantismo, invece, cominciò ad interessarsi subito dopo, frequentando l’Istituto Ernesto De Martino di Sesto Fiorentino: «In quegli anni tornavo a casa solo per le vacanze ma cominciai ad avvicinarmi al lavoro che era stato fatto negli anni Settanta sulla tradizione da personaggi come Rina Durante e Brizio Montinaro. Conoscenze che ho poi approfondito dal ’97, come consigliere comunale di Alessano con delega alla cultura». Sono gli anni in cui nasceva La Notte della Taranta, fenomeno che Santoro guardava con sospetto: «Nella maggior parte dei casi non c’era una ricerca musicale interessante intorno ai brani della tradizione e mi sembrava che quest’iniziativa fosse carente da un punto di vista produttivo. Peraltro, sono contrario all’ideologia della contaminazione e La Notte della Taranta mi dava l’idea di una forzatura rispetto al materiale sonoro su cui si fondava». Nel frattempo, la manifestazione continuava a raccogliere consensi ed a mobilitare masse di pubblico sempre più consistenti «e questo – continua Santoro – mi fece sperare che intorno a questo avvenimento potessero fiorire le strutture attraverso cui poter approfondire l’aspetto culturale ed antropologico del fenomeno. Invece, a distanza di dodici anni dalla prima edizione, manca persino un luogo, una biblioteca, dove gli studiosi e gli appassionati possano consultare tutto il materiale a disposizione. Qualcosa di simile all’Archivio sonoro delle tradizioni musicali pugliesi, che io stesso ho contribuito a creare presso la Biblioteca Nazionale Sagarriga Visconti Volpi di Bari».

Il ritorno della taranta, tuttavia, non nasce con intenti polemici : «L’ho scritto soprattutto per contrastare l’assenza di memoria da parte dei protagonisti della musica popolare salentina dei nostri giorni. Perché spesso, a sentir loro, sembra che questa musica sia nata il giorno in cui l’hanno cominciata a suonare. Invece, ho cercato di far emergere le passioni e le storie che si sono intessute intorno alla ricerca degli ultimi quarant’anni, ascoltandole direttamente dalla voce di personaggi come Rina Durante, Giovanna Marini, Eugenio Barba e molti altri. Volevo, in altre parole, che la storia della rinascita di questa musica emergesse come una polifonia dissonante attraverso cui leggerne i percorsi e comprenderne le ragioni». Ma il riscontro che l’autore si aspetta dal libro ha anche a che fare con la consapevolezza politica di un patrimonio che rischia di disperdersi o di mancare il bersaglio: «La Notte della Taranta ha avuto l’innegabile merito di accendere i riflettori sulla musica popolare salentina ma adesso i politici dovrebbero smettere di vederla come un treno in corsa su cui salire al volo per raggiungere le proprie mete e indirizzare il fenomeno verso la creazione delle strutture necessarie per l’approfondimento degli aspetti culturali della musica popolare. Penso, ad esempi o, ad una scuola in cui si possano formare musicisti che intendono dedicarsi al genere. Perché è finito il tempo in cui per imparare la musica popolare bastava scendere in strada. Ma soprattutto spero che questo libro possa stimolare una riflessione critica da cui si possa intravvedere una strada costruttiva da intraprendere nell’immediato futuro».

 

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