di Gino L. Di Mitri
da La Gazzetta del Mezzogiorno di sabato 27 giugno 2009
Il mondo della musica popolare salentina, brulicante da sempre di gruppi orchestrali, eventi mediatici e polemiche ustionanti, non cessa di far parlare di sé. All’indomani del cambio della guardia alla Provincia di Lecce, anzi, se ne straparla come mai è avvenuto prima. E ciò sia per la curiosità circa l’atteggiamento che sarà adottato in materia di politiche culturali dalla nuova amministrazione subentrata, sia per l’insopprimibile clima da stadio che precede e segue ogni estate la «Notte della Taranta». Nessuna «pìzzica di centrodestra» all’orizzonte: il neo-presidente Antonio Gabellone, con buona pace dei soloni salentini, non sembra fare rima con Checco Zalone. In questa temperie contrassegnata da un benefico realismo politico esce, fresco di stampa per l’editore Squilibri, un volume bello e originale dal titolo Il ritorno della taranta. Storia della rinascita della musica popolare salentina. Ne è autore Vincenzo Santoro, colto e arguto responsabile dell’ufficio cultura dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani e da anni impegnato nell’analisi dei fenomeni musicali salentini. L’approccio dell’autore è improntato a un sano gramscianesimo. La sua è una chiave di lettura militante ma attualizzata. Essa cioè, pur facendo emergere le singole personalità protagoniste di un revival cominciato nei primi anni ’70 (Rina Durante, Giovanna Marini; e poi Edoardo Winspeare, Georges Lapassade, Eugenio Bennato), suscita nel lettore l’immagine del vivo e movimentato affresco di un complesso movimento culturale. In realtà quello di Santoro non è un libro come i tanti altri che in questi anni hanno alimentato la pletora saggistica sulla pìzzica: la sua è invece una controstoria filologicamente puntuale e sociologicamente raffinata del tormentone pugliese per antonomasia. Tanto più meritoria, quest’opera, se si considera che per esempio Santoro riscatta un controverso autore come Pierpaolo De Giorgi dalla «damnatio memoriae» restituendolo al quadro generale della rinascita musicale salentina. Oppure si veda la vicenda editoriale e musicale che prima lega fra loro e poi conduce al divorzio artistico due celebri figure come Gigi Chiriatti e Roberto Raheli. E infine Lapassade, Fumarola e il paradosso dei Sud Sound System: dapprima implicati in un improbabile e malriuscito tentativo di «taranta-ragamuffin fusion» e poi, quasi post mortem del compianto sociologo francese, convertiti alla pìzzica e trionfatori sul palco di Melpignano. Santoro utilizza una mole incredibile di documenti – dai vecchi articoli di giornale alle registrazioni filmate attraverso le interviste via email ai vari musicisti – dimostrando di avere un po’ dello storico contemporaneo e un po’ dell’antropologo culturale. Mai le dichiarazioni raccolte adombrano il dubbio di una ricerca di circostanza, ma al contrario implicano ogni volta un giudizio apertamente e tuttavia rispettosamente critico; oppure Santoro lascia parlare da sé le fonti, e l’effetto è sempre gustosamente persuasivo. Al volume è allegato un cd contenente una sorta di antologia ragionata della musica popolare salentina dalle origini del Canzoniere Grecanico Salentino ai recentissimi gioielli vocali di Anna Cinzia Villani. Se si considera poi il sagace registro narrativo adottato, questo Ritorno della taranta si rivela altresì agevole mezzo d’orientamento per i confusi neofiti vacanzieri alla scoperta della terra del rimorso, oltre che manuale d’uso scientifico per studiosi e cultori di scienze sociali.