da la Repubblica di Bari – di Antonella Gaeta
Il folk revival era ancora (e solo) un’esigenza. Il Canzoniere Grecanico Salentino avrebbe inciso il primo disco dieci anni dopo. Ma nell’estate del 1968 Giovanna Marini era già nel primordiale e intoccabile sud sonoro «a registrare materiali». Per questo la cantautrice ed etnomusicologa romana deve essere considerata (con l’incontestabile supporto dei documenti) «la pioniera della riproposta della musica salentina». A riconoscerlo è il musicologo Vincenzo Santoro che con Sergio Torsello e Roberto Raheli ha curato il doppio cd “il Salento di Giovanna Marini” in uscita per le Edizioni Aramirè e in collaborazione con il circolo “Gianni Bosio”. Distribuito dai Dischi del Manifesto, è un lavoro-documento di valore.
Il primo cd contiene una selezione di quanto registrato dalla Marini in Salento nel corso delle sue illuminate ricerche sul campo, tra la fine deglli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta. Di particolare interesse devono essere considerate le registrazioni di Sternatìa, effettuate dalle sorelle Mariuccia e Rosina Chiriacò e da Stella De Santis. Dalla loro voce sono stati recuperati canti narrativi (“La Cecilia”, “La cerva” e “La storia di Pierina”), religiosi (“La passione”, Traudia di Santu Pantaleu”). Due canti “d’autore”, che parlano di emigrazione, sono stati composti da Cesarino De Santis, poeta griko e fratello di Stella. Altre registrazioni riguardano stornelli e canti funebri (“Lu poveru ‘Ntanucciu”). «Si tratta di repertori di sole voci, senza strumenti, in grico e in dialetto. Quindi, per la disperazione di molti, nessuna pizzica» scherza Santoro.
Nel secondo cd sono state raccolte le versioni che la Marini ha proposto di quei canti lungo il suo percorso artistico. Una parte proviene dai dischi da lei pubblicati nella seconda metà degli anni Settanta. “Fimmine fimmine” e “Lu rusciu de lu mare” sono stati ricavati, invece, da un concerto tenuto nel 1974. Inedita è “La storia di Pierina” che la cantautrice ha realizzato per questa pubblicazione. «Dal confronto fra i due cd emerge lo straordinario lavoro intellettuale e musicale di rielaborazione del repertorio tradizionale di uno dei maggiori artisti italiani contemporanei e dall’ascolto delle sue versioni si comprende quanta influenza abbia avuto sul primo “movimento di riproposta” degli anni Settanta» conclude Santoro.
Il libretto dei cd contiene anche le trascrizioni e le traduzioni di tutti i pezzi e una serie di saggi che analizzano il lavoro da un punto di vista storico ed etnomusicologico.