Matteo Tafuri e il ritrovato Commento agli Inni Orfici

238620187_446086993088385_4355961736120770589_nMartedì 24 agosto, nell’ambito della rassegna Il Salento Immaginato – organizzato dalla Libreria Idrusa di Alessano e dall’Associazione Culturale Narrazioni – sarà presentato questo straordinario libro, edito da poco nella prestigiosa collana Il Pensiero Occidentale di Bompiani a cura di Luana Rizzo (docente di Storia della Filosofia del Rinascimento all’Università del Salento), in cui viene pubblicata la prima parte del Commento agli Inni Orfici che Matteo Tafuri, filosofo salentino del Rinascimento (Soleto 1492-1584), scrisse nel 1537.
Come è noto gli Inni sono una importante raccolta di invocazioni, preghiere, lodi alla divinità e precetti magici legati alla religione iniziatico-misterica dell’Orfismo, diffusa nell’antica Grecia e nelle colonie dell’Italia Meridionale, che dovevano consentire all’uomo di entrare in comunione con il divino, ma anche di “vincolare, di incantare, di infondere potere in colui che deve essere incantato e iniziato”. Nel Rinascimento italiano i testi orfici, recuperati da antichi codici greci dopo secoli di oblio, ebbero una importante diffusione e ne condizionarono molte correnti di pensiero, inserendosi nel processo di identificazione e rivelazione di una antichissima ‘sapienza’ filosofica e teologica, della quale erano depositari i grandi grandi maestri come Zoroastro, Ermete Trismegisto, Aglaofedemo, Pitagore e Platone.
Nel Commento di Matteo Tafuri, “l’unico superstite ad oggi nel mondo, in lingua greca”, pervenutoci in un manoscritto ritrovato pochi decenni fa nella Biblioteca Vaticana, di fatto “un’esegesi agli inni pagani maturata in età controriformistica”, l’autore si sofferma sulle diverse forme con le quali l’uomo entra in contatto con la divinità, descrive il sacrificio, indica le “offerte di fumo” e “in una versione del tutto originale, di ispirazione neoplatonico-cristiana, pone in risalto la funzione della preghiera”. Illustrando il percorso compiuto dall’uomo sulla terra per entrare in comunione con il dio, dimostra come le richieste di salvezza rimandino all’escatologia di origine neoplatonico-cristiana, cercando di conciliare la tradizione pagana con quella cristiana. Nel tentativo dunque di portare alla luce la verità che si cela dietro le diverse credenze mitiche, si rinvengono tracce delle antiche filosofie che testimoniano l’originaria rivelazione divina, di cui la rivelazione cristiana rappresenta il perfezionamento e il culmine. Il Commento riveste una grande importanza anche per una migliore definizione della figura dell’autore, uno dei maggiori ingegni del Rinascimento meridionale. Filosofo, matematico, astrologo, “prodigioso nell’arte del predire”, precoce nell’apprendimento di latino e greco, ma anche interessato all’occultismo, all’esoterismo e alle tradizioni sapienzali antiche, Tafuri peregrinò per tutta Europa (Napoli, Venezia, Padova, Roma, l’Irlanda, La Spagna, la Polonia, Parigi) confrontandosi con i maggiori ingegni del tempo. Accusato di eresia (arriva a negare l’autorità del Pontefice e alcuni articoli di fede), viene inquisito e processato dal Sant’Uffizio dal 1569 al 1570. Alla fine, forse stremato da tante traversie, dovette rientrare a Soleto, il paese natio, dove trascorse gli ultimi anni della sua vita, diventando maestro di un sodalizio di intellettuali. La pubblicazione del Commento permette di rivalutare il suo pensiero che finora – per la fama di mago e astrologo, le persecuzioni del Sant’Uffizio, le leggende intessute sul suo conto, la perdita delle opere – non è stato interpretato nella maniera più adeguata.
L’iniziativa di martedì 24 agosto sarà l’occasione per raccontare questo personaggio enigmatico e affascinante, “uomo originale e dottissimo, dall’ingegno non comune, personaggio enigmatico, solitario, dal fascino ambiguo, del quale è più facile tessere la leggenda che scrivere la storia”, partendo dalla sua opera più significativa e ambiziosa, in cui è celebrato “il sottile e profondo fascino misterico degii Inni Orfici”. La curatrice Luana Rizzo (docente di Storia della Filosofia del Rinascimento all’Università del Salento) dialogherà con Vincenzo Santoro, e saranno effettuate delle letture del testo a cura di Elisa Maggio.

Esterno della libreria Idrusa di Alessano, inizio ore 21. Prenotazione consigliata al 349.6415030.

 

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