Dal blues alla taranta il viaggio di Lomax

d26f2d3a8ff5583681ac68eec63fdc44_XLUn libro racconta il giro d’Italia dell’etnologo americano alla ricerca della musica popolare e i tanti intellettuali che nel dopoguerra percorsero le strade meno battute del Paese

di Giandomenico Curi, dal Venerdì di Repubblica del 13 marzo 2020

«È successo tutto allora, tra la fine degli anni ’40 e tutti i ’50 del secolo scorso» scrive Maurizio Agamennone nell’introduzione del suo bel libro, Viaggiando, per onde su onde (Squilibri) «…quando una parte rilevante del mondo intellettuale europeo, e non pochi americani, si è messa in movimento… per ripercorrere e rimappare territori e paesaggi sconvolti dalla guerra, e recuperarli a una consapevolezza condivisa; per incontrare comunità lacerate e affamate, ma che cercavano di ricomporsi e ritrovarsi; per “riconoscere” le regioni periferiche e scoprire differenze inattese e inaudite; per smaltire, espiare, esorcizzare colpe tremende, assunte o ereditate negli scenari dell’odio e dello sterminio; e poi, allontanandosene, per trovare la distanza giusta tra quelle vicende orribili e un loro doloroso riconoscimento; per rilevare pratiche espressive di sorprendente bellezza, e stupirsi per come fosse possibile, nonostante la distruzione e l’orrore, che alcune popolazioni “periferiche” riuscissero a conservare una sorta di primigenia “semplicità” o arcaica “purezza”».

5 lomax1-17-9-9-inncom-28Per raccontare tutto questa Agamennone, che insegna etnomusicologia all’Università di Firenze, è partito per quello che, secondo lui, è il “viaggio di conoscenza” principe, esemplare e mitico. quello di Alan Lomax, che nel settembre del 1950 lascia New York alla volta di Londra. Considerato a ragione il più importante etnomusicologo e riceratore della musica popolare del Novecento, Lomax ha passato una decina d’anni negli Stati Uniti del Sud alla ricerca della musica nera di tradizione, quella poi confluita nel grande fiume del blues, un corpus immenso di cultura orale che, grazie alle sue registrazioni, è diventata patrimonio della società americana e del mondo intero. Ma questa vicinanza con i neri e i dimenticati non deve essere sfuggita all’attenzione occhiuta della Commissione per le attività antiamericane: un motivo in più per affrettare il suo viaggio in Europa, forte anche di un accordo con la Columbia Records per la realizzazione della collana World Library of Folk and Primitive Music. Lo sbarco a Londra per confermare gli accordi presi con la BBC, e poi in giro per le regioni più ricche di storie musicali e umane.

profMeno facile la ricerca in Spagna, dove Lomax arriva nel 1952, in pieno franchismo. Riesce tuttavia a evitare tale Marius Schneider, ex nazista messo a capo dell’Istituto di Studi Superiori di Madrid, e a raggiungere con un pulmino Wolkswagen le zone più desolate del paese, al Galizia, l’Andalusia, fino alle Asturie, dove trova una tradizione e una cultura ancora vive e palpitanti , non inquinate dal folklore patriottico del regime. Quindi, dopo un secondo passaggio in Francia, nell’aprile del 1954 l’arrivo in Italia, a Civitavecchia, dopo aver raccolto a Parigi la figlioletta Anna e l’ex moglie Elizabeth, e percorso tutta l’Aurelia con una Citroën scassata. Ad accoglierlo Diego Carpitella, antropoplogo, etnomusicologo: la sua giuda per la parte italiana.

«L’anno più felice della mia vita» lo definirà Lomax. la “strana coppia” (la racconta Radici, un recente film di Luigi Faccini, ora in dvd) gira da Nord a Sud, con una libertà, una complicità e un entusiasmo davvero impressionanti. «Il contatto con i suonatori e cantori» ricorderà Carpitella «si stabiliva senza difficoltà… Si andava per locande, nei posti più disagiati, oppure si dormiva nei sacchi a pelo».

E in questo loro girare Lomax e Carpitella fanno due scoperte importanti. La prima è la radio che, spiega Agamennone, esce dalle macerie dell’Eiar «con una rinnovata identità nazionale nella “nuova Italia” democratica e repubblicana, ricostruita sulla consapevolezza delle numerose differenze locali». E anche la nuova radiofonia pubblica sembra recuperare man mano «una maggiore sobrietà narrativa, un’attenzione progressivamente estesa alle comunità locali, un prudente rispetto delle differenze linguistiche e culturali, ignorate e oppresse nel corso della ventennale tirannia». Tra i nuovi programmi, il “documentario radiofonico” che porta il microfono direttamente nelle piazze, in mezzo alle persone, per registrare i suoni e i rumori di Firenze che insorge contro i nazifascisti (Amerigo Gomez, nel 1944) o le voci sommesse dei barboni milanesi (Roberto Costa, nel 1950). E naturalmente non può mancare , con l’arrivo del Terzo Programma Rai, uno spazio quotidiano dedicato alla musica popolare, l’indimenticabile trasmissione Chiara fontana.

AgaVenerdìL’altra scoperta che fanno Lomax e Carpitella è che non sono i soli a raccontare e inventare la nuova Italia delle “piccole patrie”. Ma che ci sono altri viaggiatori che si muovono sulle stesse strade poco battute. C’è Guido Piovene che tra il ’53 e il ’56 attraversa la penisola in lungo e in largo per mettere insieme il suo fondamentale Viaggio in Italia, prima alla radio poi in volume. C’è Italo Calvino che scende in Basilicata a ritrovare la voce di Rocco Scotellaro ed è sconvolto dal paesaggio meridionale. C’è Anna Maria Ortese che arriva in Puglia a raccontare la vita durissima delle “tabaccare” salentine e scopre che il viaggio in treno a Sud è un viaggio nel tempo (passato) più che nello spazio. C’è Mario Soldati con le sue memorabili inchieste televisive: nel ’58, Viaggio nella valle del Po alla ricerca dei cibi genuini, e due anni dopo, con Zavattini, Chi legge?, un’indagine su quello che gli italiani leggevano e soprattutto non leggevano. E ancora Ernesto de Martino con le sue eccezionali spedizioni in Lucania e in Salento. E infine Pasolini che ritrova per il suo Canzoniere italiano il fascino e la purezza dei dialetti, a cominciare dal suo friulano, una lingua di contadini e montanari, non sua, e tuttavia parlata, confesserà, «da coloro che egli amava con dolcezza e violenza, torbidamente e candidamente».

Maurizio AgamennoneViaggiando, per onde su onde. Il viaggio di conoscenza, la radiofonia e le tradizioni musicali locali nell’Italia del dopoguerra (1945-1960), Squilibri 2019, € 18, pp. 200.

Per approfondimenti:

Musica e tradizione orale nel Salento. Le registrazioni di Alan Lomax e Diego Carpitella (agosto 1954) (Squilibri 2018), libro di Maurizio Agamennone con tre cd in cui sono pubblicate le registrazioni fatte dai due ricercatori nel Salento (per leggere una mia recensione cliccare qui)

Il testo di Anna Maria Ortese sul Salento citato nell’articolo (per leggerlo cliccare qui)

Il libro si può acquistare sul sito della casa editrice, che effettua vendita per corrispondenza: https://www.squilibri.it/catalogo/testi-e-strumenti/maurizio-agamennone-viaggiando-per-onde-su-onde.html 

 

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