reso disponibile online il sonoro del disco de La terra del rimorso

la-terra-del-rimorsoSempre a proposito delle perle che si trovano in rete, mi pare importante segnalare questo documento reperibile su youtube: https://www.youtube.com/watch?v=FQ8gCiKSraE . Si tratta del sonoro che originariamente era presente sul disco in microsolco allegato alla prima edizione de La terra del rimorso, il celebre studio di Ernesto de Martino sul tarantismo salentino. La presenza, nella prima edizione del 1961 per i tipi del Saggiatore, di un disco allegato al libro – che si aggiungeva alle splendide foto di Franco Pinna, costituendo una sorta di ricca appendice multimediale –  costituiva una innovazione assoluta per l’epoca, che qualificava ulteriormente lo splendido saggio dello studioso napoletano («bellissimo in forma e contenuto» lo definì in una recensione Arnaldo Momigliano). Nelle edizioni successive del libro il disco non fu più ripreso, fino al 2008, quando, alla nuova edizione curata da Clara Gallini, fu allegato – ma solo al libro nel formato più “ricco”, che si suppone abbia avuto una tiratura limitata – un dvd contenente l’intera traccia sonora originaria (oltre al documentario Meloterapia del tarantismo di Diego Carpitella). Anche in questo caso però, nelle ristampe della nuova edizione, il dvd non è stato più allegato. Proprio quella traccia sonora è stata caricata su youtube, cosa che permette a tutti di poter accedere a un documento così importante e significativo, anche per capire il complesso e ambizioso progetto divulgativo demartiniano.

La struttura di questa lunga traccia sonora (dura poco più di 16 minuti), sembra ricavata dal modello dei “radio-documentari” che venivano trasmessi in quegli anni dalla Rai (1), con una voce narrante che si alterna a brani musicali e altre registrazioni dal vivo. Nella prima parte, vengono descritti gli strumenti usati per la cura musicale del tarantismo, così come indicati nella letteratura storica sull’argomento(2) ma anche ricavati da quello che l’équipe demartiniana potè osservare sul campo nel corso della ricerca condotta nel giugno del 1959. Dalle rilevazioni sonore dell’epoca vengono fatte ascoltare alcune “pizziche-tarantate”, a partire, da quelle, intense e potenti, eseguite dall’orchestrina “terapeutica”, capitanata dal violinista Luigi Stifani e dalla tamburellista Salvatora Marzo(3), nella cura della tarantata “Maria di Nardò“, che in seguito verranno definite rispettivamente l'”indiavolata” e la “pizzica-balcanica”. Di quest’ultima si fa notare come, nel ritmo e nel tipo di melodia, sarebbero riscontrabili «alcune analogie con musiche balcaniche, particolarmente albanesi e macedoni»(4).

Inoltre, il disco conteneva anche una sorta di pizzica-pizzica in lingua grica, oggi molto nota perché entrata nel circuito della riproposta: si tratta di Rilollallà, brano che viene attribuito erroneamente alle registrazioni sul campo fatte da Diego Carpitella e Alan Lomax nel 1954 (peraltro attestando la rilevazione sonora a Taranto, cosa abbastanza bizzarra, considerato che si tratta di un canto in grico), ma che in realtà era stato registrato per un documentario radio dal titolo Soglia messapica, realizzato per il terzo canale radio della Rai dal giornalista Roberto Costa, e mandato in onda il 6 maggio 1954 (5).

Infine, viene riportato un ulteriore esempio, costituito dalla “pizzica a botta”, per solo tamburello e voce, registrata a Sanarica da Diego Carpitella nell’estate del 1960(6).

Nella seconda parte (che corrisponde al lato b del disco originario), si passa a descrivere in breve la storia e le modalità di funzionamento del tarantismo salentino, con l’ascolto degli sconcertanti documenti sonori registrati nella cappella di San Paolo a Galatina nel giugno del 1959, quando il fenomeno, colto nella sua irreversibile crisi, in assenza della funzione regolatrice della musica, sembra valutabile solo in termini psichiatrici. Mi pare utile in questo caso – anche per rimarcare la distanza fra i documenti reali e le disinvolte pantomime folkloristiche che da qualche anno, con dubbio gusto, vengono inscenate davanti e all’interno della cappella – riportare il commento, che è una sorta di riassunto di quello che gli studiosi osservarono direttamente il 28-29 giugno del 1959:

Rantoli ritmati, grida, percussioni prolungate contro la porta di legno che protegge la statua del santo si avvicendavano sinistramente. Sui gemiti e sulle grida si innalzavano di tanto in tanto invocazioni a Santu Paulu miu de le tarante. Dal caos dominante emergevano talvolta conati di tarantella, come per ricostituire la terapia musicale interdetta. Un parlare lamentoso, un miserabile chiedere della persona ridotta a nulla. Il vecchio di Matino fa il suo ingresso spettacolare nella cappella, lanciando di tanto in tanto il suo grido disperato di cane morente. Preghiere e litanie tentano di arginare il caos dilagante. Ma questi conati di risollevarsi dalla crisi, erano ben presto risommersi dal contagio del caos collettivo.

Un “rischio del caos” che era controllato nella terapia tradizionale – eseguita a domicilio – dove il ritmo e la melodia della tarantella «ordinavano ritualmente la crisi», in cicli coreutici ritualmente ripetuti. E sulla riproposizione della fremente “pizzica indiavolata” di Nardò si conclude questo prezioso documentario sonoro, finalmente restituito alla fruizione collettiva.

1) A cui partecipò più volte anche lo stesso de Martino. Su questo tema si può consultare il libro Ernesto de Martino, Panorami e spedizioni. Le trasmissioni radiofoniche del 1953-54, Bollati Boringhieri 2002
2) In particolare vengono citati quelli che riporta nelle sue opere della metà del Seicento l’erudito gesuita Athanasius Kircher: «rebecchine, tamburelli, zampogne, fistole, trombe, chitarre, lire, cetre, bombarde, clavicembali, violini, arpe e liuti». Cfr.  Daniela Rota, I gesuiti e le tarantole, Libreria Musicale Italiana 2012; Francesco Marco Attanasi, La musica nel tarantismo. Le fonti storiche, ETS 2007.
3) In cui l’organico musicale era costituito da violino, tamburello, organetto e chitarra.
4) le due pizziche-tarantate in questione erano già state pubblicate nel cd allegato al libro Luigi Stifani, Io al santo ci credo. Diario di un musico delle tarantate, edizioni Aramirè 2000.
5) La complicata vicenda è stata definitivamente chiarita da Maurizio Agamennone nel recente Musica e tradizione orale nel Salento. Le registrazioni di Alan Lomax e Diego Carpitella (agosto 1954), libro più tre cd, Squilibri 2017, pp. 188-200. Sul radio documentario di Roberto Costa può essere interessante anche un mio articolo, Soglia messapica. Uno straordinario documentario radio Rai del 1954 su tradizioni, riti e musiche del Salento (che si può leggere cliccando qui), che contiene il link per ascoltarlo integralmente.
6) La quasi totalità dei materiali musicali racconti nel corso dell’indagine del 1959-60 – fra cui questa “pizzica a botta” – sono stati pubblicati in Maurizio Agamennone,  Musiche tradizionali del Salento. Le registrazioni di Diego Carpitella ed Ernesto De Martino (1959 – 1960), libro più 2 cd, Squilibri 2004.
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