La rinascita del Museo Sigismondo Castromediano (fra menadi, satiri e tamburelli)

menadelecceIl Museo “provinciale” di Lecce, fondato nel 1868 dal duca di Cavallino Sigismondo Castromediano, a cui è intitolato, è il più antico della Puglia. Nelle sue ricche raccolte, conserva numerose testimonianze della presenza umana nel Salento, dalla preistoria fino alla civiltà messapica e al periodo romano. Inoltre è fornito di una interessante pinacoteca, che documenta i numerosi e vari apporti artistici (in particolare in questo caso bizantini, veneti e napoletani) che hanno interessato questa terra. Insomma, si tratta di un gran bel Museo, che era finito da qualche anno in uno stato di profonda crisi anche grazie alle conseguenze della Legge Delrio, che ha imposto alle Province di non occuparsi più del settore culturale, mollando per così dire la patata bollente alle Regioni, che avrebbero dovuto legiferare sul nuovo assetto di biblioteche e musei (e non solo) provinciali. Questo provvedimento ha provocato particolari problemi al Sud, dove, per ragioni storiche, alcune istituzioni culturali di grande importanza sono di proprietà delle Province. Essendo stata elaborata innanzitutto per far risparmiare lo Stato, la legge Delrio ha tagliato a monte i trasferimenti economici corrispondenti alle “funzioni” connesse alla Cultura (fra cui appunto la gestione di biblioteche e musei), e non ha accompagnato la previsione del passaggio di competenze alle Regioni con degli stanziamenti adeguati, cosa che ha provocato di fatto la paralisi di molte di queste strutture, con le regioni in grande difficoltà ad assumersene gli ingenti costi di mantenimento.

Dopo alcuni anni di travaglio, la prima regione fra quelle meridionali a trovare una soluzione organica al problema è stata la Puglia, che, di fatto, alla fine di una trattativa abbastanza complessa, ha acquisito una gestione diretta delle istituzioni culturali delle province (ad esclusione di quelle della provincia di Bari confluite nella Città Metropolitana del capoluogo). Ed ha anche impostato un piano di investimenti e di rilancio, a partire dall’individuazione di una struttura organizzativa interna deputata alla loro gestione. Su tale esito, forse paradossale, della riforma Delrio ci sarebbe molto da riflettere: se da una parte si è finalmente trovata una soluzione stabile alla gestione di questi importantissimi siti culturali, dall’altra appare paradossale che un provvedimento pensato per “semplificare” abbia prodotto un ulteriore (improprio) ampliamento delle competenze gestionali dell’ente regione, che in teoria dovrebbe occuparsi di legiferare e programmare.

In ogni modo, con la definizione dell’accordo fra Provincia di Lecce e Regione Puglia e la costituzione del Polo Bibliomuseale Salentino, il glorioso Museo Sigismondo Castromediano ha trovato un suo nuovo assetto e un suo nuovo dinamico direttore, il dottor Luigi De Luca. Come annunciato, la Regione ha anche dato avvio ad un importante piano di investimenti sul Museo, sia di tipo strutturale (i cui effetti ovviamente si potranno vedere solo nel tempo), sia riguardanti il rilancio in termini di offerta al pubblico e di attività. Da alcuni mesi, il prestigioso edificio, situato in posizione strategica fra la stazione ferroviaria e il centro di Lecce, è diventato una sorta di cantiere culturale aperto, in cui si svolgono in continuazione mostre e iniziative di vario genere, riportando così su di sé l’attenzione dei cittadini e degli operatori culturali.

Per l’estate, periodo in cui come è noto il Salento diventa una affollata meta turistica, si è deciso di rafforzare ulteriormente l’impegno, a partire dalla decisione di tenere aperto il Museo – che per ora è ad ingresso gratuito – tutti i giorni fino a mezzanotte, portandolo dunque al livello delle più importanti istituzioni italiane del genere. E anche la programmazione culturale, inserita in una rassegna denominata Muse, Musei, Musiche, risulta particolarmente ricca: per le prossime settimane sono previsti un festival teatrale Il teatro dei luoghi a cura di Koreja, una mostra molto importante sull’artista contemporaneo Piero Guida Opere costruite 1960-1975, un “percorso sperimentale tra arte classica e poesia contemporanea greca (Ritzos, Kavafis, Seferis)” e la rappresentazione delle Troiane di Euripide, a cura dell’Accademia Mediterranea dell’Attore.

Tutto questo vuol dire che i problemi del Museo Castromediano sono risolti? Assolutamente no. Molti questioni importanti rimangono aperte: ad esempio, non si può non evidenziare che ad uno guardo generale il Museo, che pure conserva delle collezioni molto interessanti e ricche, appare affaticato e difficilmente “attraversabile” da un visitatore che già non lo conosca. In particolare, gli allestimenti risultano in uno stato problematico e obsoleti nell’impostazione, sicuramente da ripensare in una accezione più moderna. Inoltre, sembrano molto carenti le strategiche funzioni di comunicazione, a tutti i livelli (ad esempio il Museo di fatto non ha un sito web ufficiale).

Nonostante queste difficoltà, non si può che esprimere grande soddisfazione per il fatto che finalmente sia stata intrapresa una strada di rilancio che sembra andare nella direzione giusta. Speriamo che tale sforzo possa consentire al Salento e alla Puglia di ritrovare al più presto una delle sue più importanti istituzioni culturali, il cui ruolo è peraltro fondamentale per quella strategia di incentivazione del turismo “di qualità” che – almeno a parole – tutti dicono essere necessaria.

Vorrei infine segnalare una iniziativa particolarmente significativa, che rappresenta anche un modo intelligente e innovativo di valorizzare alcuni importanti reperti della collezione archeologica. Infatti il Museo custodisce fra gli altri diversi oggetti di ceramica dipinta di produzione greca, magnogreca e indigena che sono decorati con rappresentazioni di figure danzanti di satiri, menadi e baccanti, spesso arricchite da vari strumenti musicali (in particolare tamburelli), legate al culto di Dioniso, che come è noto gli studiosi identificano come uno degli ipotetici “antecedenti storici” del tarantismo pugliese. Proprio a partire da questo patrimonio prezioso si sviluppa il progetto Danzare il mito, elaborato dalla danzatrice Maristella Martella della Compagnia Tarantarte, che, si pone l’obbiettivo di stabilire con gli spazi museali un rapporto di fruizione partecipativo, attraverso un laboratorio di danza composto da 10 incontri settimanali (a partire dal 19 luglio), che  prevedono anche momenti di approfondimento con studiosi, archeologi e antropologi sulle raffigurazioni e le antiche iconografie vascolari a cui il laboratorio si ispira. Alla fine del percorso sarà allestito lo spettacolo finale in cui il lavoro creato dai danzatori, dai musicisti e dai partecipanti al progetto si integra con la mostra delle opere scelte. Tutte le info si possono trovare qui:  https://www.facebook.com/events/251852742266828/

nella foto: Cratere “a campana” sovraddipinto della seconda metà del IV sec. a.C., proveniente da Rudiae,

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