Teatro in viaggio

di Antonella Gaeta, La Repubblica di Bari, 29 agosto 2017

odin02Salento, anni Settanta: la compagnia di Barba arriva dalla Danimarca e scopre un mondo di pizzica e cantori. Un “baratto culturale” che Vincenzo Santoro racconta nel libro “Odino nelle terre del rimorso”

Estate del 1974, la Madonna delle Grazie viene portata in processione sulle spalle di attrici danesi, per sentita concessione delle donne di Carpignano Salentino. Non meravigli la circostanza, dietro c’è quel demiurgo prodigioso di Eugenio Barba e il suo Odin Teatret, straordinaria compagnia piantata a Holstebro in Danimarca, una specie di foresta incantata della produzione teatrale.

Eccezionalità che si solleva come polvere magica sin dal principio, dalla fine degli anni Sessanta quando cominciano a girare gli spettacoli in tutt’Europa fino all’incredibile Min Fars Hus (La casa del padre), presentato alla Biennale di Venezia nel 1972, sette attori, azioni improvvisate, replicato dappertutto, solo in Italia settanta volte. Fu lì che lo vide il giovane ricercatore della cattedra di Storia del teatro dell’Università di Lecce, Gino Santoro, e insieme al docente Ferdinando Taviani, provarono a invitare il suo spettacolo in Puglia. Ma Barba rilanciò: sarebbe venuto restando in Salento cinque mesi, una specie di residenza teatrale ante litteram che riguardò prima e più brevemente anche la Sardegna, ma che giunse a compimento nella terra che custodiva le sue radici di gallipolino.

Quelle giornate, mai finora raccontate in una pubblicazione, sono state ricostruite accuratamente da Vincenzo Santoro, responsabile dell’Ufficio Cultura dell’Anci e grande esperto di musiche della tradizione. Il volume, pubblicato da Squilibri, s’intitola, con chiaro riferimento demartiniano, Odino nelle terre del rimorso. Eugenio Barba e l’Odin Teatret in Salento e Sardegna (1973-1975). Vi ha lavorato dieci anni.

«Barba accettò di tornare nella sua Puglia dalla quale mancava do oltre vent’anni, fu un ritorno a casa che si concentrò soprattutto nell’estate del ’74 a Carpignano ma anche a Martano, Soleto, Cutrofiano, Galatone, Copertino, Calimera, Castrignano dei Greci», spiega Santoro. L’intento era quello di portare il teatro “in luoghi senza teatro”, ma quello che ne scaturì andò ben oltre le aspettative, ed è fortunatamente visibile, in allegato con il volume, nel documentario In cerca di teatro, realizzato da Ludovica Ripa di Meana nel ’74, alla fine della residenza, con una intensa esibizione di Uccio Aloisi e Uccio Bandello, i mitici Ucci, e le prime immagini in movimento della “pizzica pizzica”; ma, sempre qui, con il film Vestita di bianco di Torgeir Wethal e le foto di Tony D’Urso, fotografo ufficiale dell’Odin. «Arrivarono spacchettando il loro teatro che era di complicata comprensione anche per la critica più accorta, e trasformandolo in parate per le strade dei paesi e con spettacoli di raffinatissima clowneria quando c’erano dei bambini».

La popolazione avvertiva il grande dono che gli veniva fatto e volle dar loro qualcosa in cambio. «Era un momento di grande rimozione della propria cultura per i più giovani ma non per gli anziani che presero la scena, sbucarono dalle case e innescarono quel “baratto culturale” che mandò in brodo di giuggiole i danesi: regalarono loro un canto, un ballo, una festa». Ed è allora che Aloisi si esibì per loro nel suo campo, «e che una signora alta un metro e mezzo provò a fare ballare la pizzica a un attore fricchettone, alto due volte lei. Intorno a questa esperienza che, strada facendo, prese le caratteristiche di qualcosa di eccezionale, si raggruppò l’intellighenzia che a tutto conferì anche una valenza politica». In queste giornate gli abitanti organizzarono con l’Odin la “festa te lu mieru” a Carpignano, primo esempio di sagra non legato a una ricorrenza religiosa. Si piantarono anche semi di teatro sperimentale che fioriranno fino a Koreja. «Di contro, loro si portarono l’idea del baratto, fondante per il teatro antropologico, Barba lo farà dappertutto», conclude Santoro. Per dirla con le parole dello stesso Barba in prefazione: «Per noi “danesi” fu un vero giro di boa. Lasciammo la fortezza e il prestigio del teatro e ci inoltrammo indifesi nella piazza della vita».

 Tutte le info sul libro (con le date delle presentazioni) si possono trovare qui: http://lnx.vincenzosantoro.it/2017/06/07/odino-nelle-terre-del-rimorso/

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