Potrebbe sembrare paradossale, ma fra i pochi cd usciti di recente che propongono musica popolare “delle Puglie” schietta e rigorosamente “OGM-free” (mi si passi la metafora…), senza narcisismi da grandi star, senza forzate “contaminazioni” musicali ritenute geniali e innovative ma già sentite e risentite da decenni, evidentemente appresa con approfondito studio della tradizione e frequentazione dei “maestri”, suonata in maniera pertinente, con un repertorio vario e coraggioso, con le voci giuste, con collaborazioni di altissimo livello che riescono ad esprimere il meglio di sé, devo segnalare – con grande piacere – questo ultimo lavoro dei Malicanti, gruppo in fondo “apolide”, un po’ salentino, un po’ garganico, un po’ romano (e un po’ anche altre cose).
Un lavoro che, per ricchezza e intensità, riconcilia con la storia di questo genere. Con evidenti rimandi al passato, dai grandi cantatori tradizionali – Uccio Aloisi e Andrea Sacco sono anche presenti in due brevi emozionanti registrazioni – alla migliore stagione della riproposta – in particolare Canzoniere di Terra d’Otranto e Aramirè.
Il cd, che porta il nome di Tarantelle e canti tradizionali delle Puglie vol. 2 (in riferimenti al notevolissimo Vol. 1, uscito alcuni anni fa), è una sorta di lavoro collettivo, a cui hanno contribuito i componenti storici del gruppo (Daniele Girasoli, Elia Ciricillo, Valerio Rodelli, Enrico Noviello, Anna Invidia) ma anche ospiti importanti, come Francesca Chiriatti, Pio Gravina, Giorgio D’Aria, Enza Pagliara, Anna Cinzia Villani, Monica Neri, oltre naturalmente al grandissimo cantatore Mike Maccarone, patriarca della tradizione di Carpino, dalla voce potente e dall’espressività “antica”.
Tutte queste preziose collaborazioni hanno contribuito a a un lavoro molto ricco e variegato, che comprende brani provenienti dai due estremi della regione, il Gargano (con cinque bellissime “tarantelle”: Montanara di Mike, Viestesana, Cannellese, Rodianella, Montanara e un Sonetto) e il Salento, con alcune irresistibili pizziche pizziche di vario conio (Pizzica di Galatone, di Copertino, Maggiore Minore, e la Balcanica, brano luciferino ripreso direttamente dal repertorio di Luigi Stifani, l’ultimo violinista terapeuta di Nardò) e vari canti alla stisa, cioè “a distesa”, senza strumenti (La ruscita, Mara l’acqua, Scusate signor Conte, Ferma zitella). In più alcune chicche, come Malidettu lu ’50, canto di argomento “politico” ottenuto giustapponendo e rielaborando strofe prese da registrazioni di Alan Lomax e Diego Carpitella del 1954 e degli Ucci di Aradeo degli anni Settanta (operazione già sperimentata nello spettacolo Memorie della terra), e la divertente Vita Maria, brano ripreso dal primo mitico cd del Canzoniere di Terra d’Otranto (Bassa Musica, 1994) ma con il testo trasformato in una sorto di ironica presa in giro dei componenti del gruppo. A completare il quadro, l’omaggio a Uccio Aloisi con la bella Uccia Canaja, e un brano che, devo confessarlo, non amo particolarmente, e forse ultimamente un po’ abusato, Aria Gaddhipulina).
Se devo esprimere un sentimento personale, a me sono piaciute in particolare La ruscita, versione brindisina (anzi, di San Pancrazio Salentino) de Lu rusciu de lu mare, e la strepitosa Pizzica di Copertino, dove la virtuosistica voce di Anna Cinzia Villani si “appoggia” meravigliosamente al tappeto sonoro dominato dal’incalzante riff di organetto di Valerio Rodelli. E poi le straordinarie e poetiche “tarantelle del Gargano”, suonate e cantate con una pertinenza musicale e vocale (e con un amore) che è sempre più difficile trovare. Altri brani invece, in particolari alcuni di quelli alla stisa, mi paiono eseguiti in maniera forse un po’ troppo scolastica, e con voci corrette nell’impostazione ma che non sempre riescono ad essere all’altezza degli originali (ma oggettivamente non era facile).
Tarantelle e canti tradizionali delle Puglie vol. 2 è dunque un cd assolutamente consigliato per tutti coloro che apprezzano la musica tradizionale suonata con rispetto e passione, ma anche con il giusto rigore filologico, in modo da esaltarne la intima bellezza. Un approccio sempre più raro, e per questo ancora più prezioso.