Nella Notte romana la taranta colta e raffinata di Einaudi

Musica oltre il marketing

di Vincenzo Santoro

da Il Paese Nuovo del 2 luglio 2011

la-notte-della-taranta-romaIn una calda serata romana, nel giorno in cui nella Capitale si festeggiavano san Pietro e San Paolo (che come tutti sanno con le nostre vicende ha molto a che fare), l’Orchestra della Notte della taranta diretta da Ludovico Einaudi ha concluso il suo piccolo tour europeo – che ha compreso anche una tappa milanese e due londinesi di grande successo – con una esibizione intensa e partecipata presso la Cavea del prestigioso Auditorium Parco della Musica, disegnato dall’archistar Renzo Piano. Una grande prova di stile e di intelligenza musicale quella dell’artista torinese, che, approfondendo e radicalizzando il lavoro svolto per il Concertone dello scorso anno, ha offerto una rilettura della tradizione salentina di notevole qualità ed originalità, che ha coinvolto e convinto un pubblico colto ed esigente come quello dell’Auditorium.

Rispetto a Melpignano, nella serata romana Einaudi ha accentuato la sua presenza e i suoi interventi, offrendo anche delle rivisitazioni di tre suoi celebri brani (Nightbook, Nuvole bianche – con un bella interpretazione di Alessia Tondo, che ha cantato un suo testo originale – e Mali saijo, uno dialogo “sognante” tra i suoni del pianoforte e della kora di un ispirato Ballaké Sissoko), e suonando anche in quasi tutti i pezzi, in modo tale da dare allo spettacolo una caratterizzazione personale più marcata.

In un contesto completamente diverso rispetto a quello torrido e dionisiaco della Notte di Melpignano – nella suggestiva cornice dell’Auditorium i circa 2.800 spettatori erano rigorosamente seduti e per tutto il tempo in attento ascolto – Einaudi ha potuto, nel corso di uno spettacolo più breve e compatto (due ore e mezzo invece delle cinque abbondanti del Concertone), esplicitare la sua architettura musicale raffinata ed elegante, allo stesso tempo rispettosa della tradizione e del suo spirito profondo ma anche ricercata e innovativa. E con esiti a nostro parere di gran livello, sia quando l’intervento sui brani “originali” è stato più limitato, dando spazio alle doti interpretative dei musicisti e dei cantanti (come nella lunga e infuocata Pizzica iniziale, oppure nella fascinosa Mara l’acqua interpretata col consueto grande virtuosismo vocale da Anna Cinzia Villani), sia nei molti casi in cui a prevalere è stato l’approccio più onirico e suggestivo (potremmo dire tipicamente “einaudiano”, arricchito da apporti orientali e africani), guidato spesso dagli inconfondibili fraseggi del pianoforte, e anche negli episodi in cui l’artista torinese ha premuto l’acceleratore sulle contaminazioni più spinte (in particolare di gusto etno-trance – con un ruolo centrale per i suoni tribali del didjeridoo – ed elettronico, con l’apporto intelligente e mai invasivo dei dj turco Mercan Dede).

Per ottenere questi risultati Einaudi si è potuto avvalere dei valenti membri “locali” dell’orchestra, che nel concerto di ieri hanno espresso una maturità artistica e una qualità esecutiva notevoli, venendo valorizzati appieno e in maniera equilibrata nelle proprie specificità (e questo è un altro grande merito del Maestro e del suo prezioso e consapevole collaboratore Mauro Durante), in modo tale da potersi confrontare alla pari con gli affermati ospiti “stranieri”, che con le loro interpretazioni strumentali e vocali hanno contribuito in maniera determinante alla riuscita della serata (a partire dalla grande artista greca Savina Yannatou, che ha eseguito ben quattro pezzi, dai classici Kali Nitta e Aremu fino a una sfolgorante Damme nu ricciu a due voci con Antonio Amato). Anche gli interventi di danza dell’elegantissima Silvia Perrone e della sorprendente e incontenibile Maristella Martella, sia pur molto ridotti rispetto all’evento melpignanese, hanno costituito un arricchimento e un prezioso corollario alla parte musicale.

A voler proprio trovare dei difetti a una serata comunque di grande qualità, anche nel livello tecnico ineccepibile (l’acustica era perfetta, i suoni limpidi ed equilibrati, pareva proprio che stesse suonando un’“Orchestra”), si potrebbe indicare qualche passaggio forse troppo eccentrico e ripetitivo, e soprattutto l’intervento estenuante e fuori dal contesto del danzatore sufi.

Insomma, alla prova dei fatti, nonostante le persistenti polemiche su una Fondazione che ancora non pare riuscire ad esprimere un livello operativo e gestionale all’altezza delle aspettative e della complessità della missione a cui è chiamata, la Notte della taranta e i suoi protagonisti (oltre ai musicisti erano presenti il “padre nobile” Sergio Blasi, il direttore artistico Sergio Torsello e il sindaco di Melpignano Ivan Stomeo) hanno dimostrato di riuscire ad esprimere ancora una “narrazione” in grado di catalizzare attenzione, interesse ed entusiasmo. E anche, più di altre volte, che il progetto, al di là degli aspetti “politici” e di marketing, può avere un senso anche dal punto di vista musicale e artistico, se ad occuparsene vengono chiamati musicisti raffinati, colti ed eleganti, ma allo stesso tempo discreti, sensibili e curiosi come Ludovico Einaudi.

 

il concerto di Roma si può rivedere in streaming a questo indirizzo (c’è anche una bella intervista a Einaudi e Durante): http://lugliosuonaweb.webcasting.it/live-einaudi.completo.php

per leggere gli altri miei articoli sulla questione Notte della Taranta cliccare qui

 

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