Salento da salvare. Un’autostrada lo ferirà

Ecomostri. Un’autostrada che fa tabula rasa di olivi secolari per 5 minuti di meno. 7 chilometri rovineranno il «Tacco d’Italia»

di Stefano Miliani

da L’Unità del 15 agosto 2010

 

ulivoMuretti a secco in pietra su zolle dure, olivi antichi ed enormi, un territorio di lieve ondulazione dove l’odore del mare e della terra si confondono e si compenetrano, dove i paesi in cui d’estate e a Natale torna chi è andato altrove, sono collegati da un reticolo di strade e stradine. L’immaginario un po’ da cartolina eppure non lontano dalla realtà assegna questo scenario al “Tacco d’Italia”: a quel Salento da un po’ di anni s’è conquistato una reputazione da meta paesaggistica-vacanziera grazie più varianti (umane, non urbanistiche): da un lato un risveglio culturale maturato intorno alla riscoperta della “pizzica” e delle tradizioni con i suoi addentellati cultural-turistici, dall’altro grazie a un territorio parzialmente ben conservato e comunque, laddove non ferito, unico che ha peraltro affascinato più registi. Salvo mutamenti (non inversioni) di rotta, però, il paesaggio ultimo salentino verrà ferito gravemente da un’autostrada con un viadotto sproporzionato e una rotonda stradale troppo invadente.

Un progetto, in origine pensato per comprensibili ragioni di sicurezza stradale lungo un tragitto segnato da troppi incidenti, raddoppia la statale 275 (la strada che porta da Lecce all’estrema punta del “Tacco”), nel tratto a sud di Maglie alle porte di Santa Maria di Leuca. Per l’ultimo tratto il piano ha incontrato forti contestazioni e diviso gli animi. Il Tar ha bocciato gli ultimi ricorsi del Comune di Alessano e di associazioni ambientaliste, salvo copertura dei finanziamenti incompleta l’Anas avvierà i lavori nel 2011. E mentre sul sito www.sos275.it l’omonimo comitato raccoglie firme per una petizione popolare, lotta per più compatibili Luigi Nicolardi, sindaco di Alessano, paesino 11 chilometri a nord di Santa Maria di Leuca.

Architetto, 50 anni, descrive allarmato lo scenario prossimo venturo: “I nuovi 7 chilometri dell’ultimo tratto dall’intersezione con la provinciale 210 a Santa Maria di Leuca taglieranno in due l’ultima propaggine delle serre salentine. Per realizzarli costruiranno un viadotto lungo 500 metri con 13 coppie di piloni alti 12 metri: avrà bisogno di essere preceduto e seguito da due terrapieni di altri 500 metri ciascuno creando alla fine una piccola montagna larga 30 metri e lunga un chilometro e mezzo. Non bastasse questo scempio per collegare la nuova autostrada a 4 corsie con la 274, che porta a Gallipoli, costruiranno una rotatoria immensa che creerà una sorta di terra di nessuno e in un’area di alto valore archeologico. Tutto questo per 7 chilometri. Realizzate le 4 corsie, si risparmieranno 5 minuti”. A quale prezzo? Almeno un centinaio di milioni di euro, indica Nicolardi, forse qualcosa di più. E con effetti paradossali, segnala l’architetto-sindaco in carica dal 2001 e che nel 2011 lascerà; “Per arrivare a Santa Maria di Leuca avremo 16 corsie: le 2 dell’attuale 275, le 2 della Jonica (la 274), le 2 della litoranea da Otranto, le strade e stradine di penetrazione intercomunali, infine le nuove 4”. Sedici corsie, utili per una città media.

Il progetto approvato nel marzo 2006 è nato in casa del centrodestra, il Pdl locale lo difende e attacca Nicolardi, in realtà non ha un’etichetta politica univoca e spacca le popolazioni, come dividerà le serre salentine, perché la 275 è chiamata anche la strada della morte per i suoi incidenti fatali. “La verità è che questi 7 chilometri di autostrada devasteranno il territorio. Ma abbiamo bisogno di una vera strada-parco che invece di avere svincoli e quel viadotto sia “a raso”, cioè a livello del terreno, abbia 2 corsie e piste ciclabili. Abbiamo la controproposta concreta, non siamo per il no integrale, siamo per una modifica. La sicurezza stradale è essenziale, ma uccide soprattutto la velocità, e se ora distruggiamo il territorio, diamo anche un colpo mortale al turismo”.

A riprova ricorda che il primo tratto dell’autostrada, da Scorrano a Montesano, non ha incontrato proteste. Attraversa un territorio già urbanizzato e con industrie, dal traffico pesante, allarga quanto già esiste. È nuovo invece il tratto da Montesano a Santa Maria di Leuca. Chi lo difende teme anche di perdere finanziamenti. Non sono spiccioli: l’ex governatore Fitto il 31 luglio 2009 aveva fatto fare una delibera al Cipe – il Comitato interministeriale per la programmazione economica – da 135 milioni cui ne ha aggiunti 152 la Regione Puglia portando l’intero appalto a quasi 288 milioni.

Già, la Regione non può tirarsi fuori. La giunta Vendola è contraria? “Sì, ricorreremo al Consiglio di Stato – risponde l’assessore regionale ai trasporti Guglielmino Minervini – Quest’opera, nata male e gestita peggio, è figlia del suo tempo. Come Regione con Vendola abbiamo cercato di mitigare l’impatto ambientale per la fragilità del territorio formalizzando delle prescrizioni all’Anas che l’Anas non ha considerato. Il 6 agosto abbiamo rispedito loro una proposta per un tavolo tecnico. Per noi i margini per migliorare il progetto ci sono, la matassa è aggrovigliata, se non si vuole pregiudicare la disponibilità finanziaria, dobbiamo cogliere questa opportunità nata con una filosofia sbagliata”. Una filosofia, anzi un’ideologia del costruire ovunque che in Italia ha fatto danni inestimabili, ai paesaggi e a chi ci vive, e che ferirà gravemente il lembo finale delle ineguagliabili serre salentine.

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