Il “ballo sul tamburo” in Campania

di Vincenzo Santoro

da Anci Rivista, giugno 2010

 

musiciambulantiIn Campania – e soprattutto nell’area vesuviana – molte feste sono caratterizzate da una forma particolare di musica e danza tradizionale, la cosiddetta “Tammurriata”. Questo termine in realtà, è entrato in uso solo a partire dagli anni ‘70, in seguito al lavoro di ricerca e di riproposta musicale svolto dallo studioso Roberto De Simone (tra le altre cose fondatore dell’ensemble musicale “Nuova Compagnia di Canto Popolare”). Tradizionalmente invece si parla della “cantata e abballata ‘ncopp ‘o tammurro”.

Questo tipo di espressione musicale, affascinante e misteriosa, è riscontrabile principalmente nell’area vesuviana (Giugliano, Somma Vesuviana, Pomigliano, Terzigno), in costiera amalfitana (Maiori) e nell’area dell’Agro Nocerino-Sarnese, in provincia di Salerno. Si tratta sicuramente di un linguaggio musicale molto antico: al Museo Archeologico di Napoli è conservato infatti un mosaico, realizzato tra il secondo ed il primo secolo a.c., proveniente dalla Villa di Cicerone a Pompei, in cui sono raffigurati dei “musici ambulanti” con in mano castagnette, tammorra e doppio flauto. Questo vero e proprio “rito” musicale, oggi lo si incontra soprattutto nelle celebrazioni mariane e nei pellegrinaggi, con evidenti segni di “sincretismo” tra elementi sacri e profani.

La “tammorra” è uno strumento costituito da un pezzo di legno di faggio con sopra tesa una pelle di capra, mentre intorno al cerchio ci sono dei fori con dei dischetti di latta. Si tiene con una mano, mentre con l’altra la si percuote utilizzando la punta delle dita, il pollice ed il palmo della mano.

Nelle esibizioni musicali, è accompagnato dalle nacchere, chiamate nella tradizione campana “castagnette”. I canti, tutti di tradizione orale, vengono articolati per lo più a due versi per volta.

Alla tammorra vengono associati altri strumenti, quali ad esempio: “triccaballacche”, il “putipù” o tamburo a frizione, lo “scetavaiasse”. A questi strumenti, nel corso del secolo scorso, si sono aggiunti anche gli organetti e le fisarmonica, che, come in altri luoghi d’Italia, hanno probabilmente sostituito la zampogne.

Il ballo della tammurriata si esegue in coppia, con una gestualità fortemente ritualizzata, il cui significato può essere compreso del tutto solo dagli appartenenti ad una determinata comunità. Una delle sue “funzioni” principali (anche se assolutamente non esclusiva) è quella del corteggiamento, per cui le varie posizioni assunte dal corpo, in particolar modo delle mani, delle braccia e delle gambe, esprimono chiaramente diniego o consenso nei confronti dell’altro danzatore.

Negli ultimi anni, queste espressioni culturali, e le feste di cui erano una parte fondamentale, che in molti casi si erano ridotte quasi al lumicino, sono stato investite da un tumultuoso ritorno di interesse, da parte soprattutto di giovani. Questo nuovo interesse, che si esprime spesso in forme che possono apparire a volte poco rispettose della complessità della forme culturali che sottendevano all’antico “ballo sul tamburo”, hanno dato nuova vitalità ad una tradizione che sembrava destinata ad un oblio definitivo.

 

FacebookTwitterGoogle+WhatsAppGoogle GmailCondividi