La “Passione” della Grecìa Salentina

di Vincenzo Santoro

da Anci Rivista, marzo 2010

n830110348_1515480_752621Nel Salento esiste un’area dove si conserva un’antica lingua, il “grico”, retaggio dei lunghi rapporti che questa terra ha intrattenuto con i popoli dell’altra sponda dell’Adriatico. La “Grecìa Salentina” (composta dai Comuni di Calimera, Castrignano dei Greci, Corigliano d’Otranto, Martano, Martignano, Soleto, Sternatìa, Zollino) ha vissuto nel dopoguerra un processo di deperimento della sua identità culturale, e anche l’antico idioma è stato progressivamente abbandonato, sostituito dall’italiano o dal dialetto romanzo del luogo. Negli ultimi anni invece questo territorio ha vissuto un ritorno di interesse forte per le proprie tradizioni e la propria lingua, che, adeguatamente valorizzate, hanno costituito anche un fattore importante di attrazione turistica.

Una della tradizioni più affascinanti della Grecìa è quella della “Passiuna tu Christù”, una rappresentazione cantata – in lingua grica – di alcuni episodi della Passione di Cristo. Fino a non molti anni fa, nella settimana precedente la Domenica delle Palme, e in particolare il sabato, gruppi di contadini, con un grosso ramo d’ulivo adornato di nastri colorati, immaginette sacre e arance (nella tradizione simbolo di fecondità), andavano cantando per i paesi e per le masserie questa narrazione popolaresca della “Passione”. Di tanto in tanto, il gruppo dei cantori e degli appassionati si fermava a un crocicchio e lì, mentre un anziano teneva il ramo d’ulivo in piedi, due esecutori si alternavano nel canto, supportati dalla fisarmonica o dall’organetto diatonico. I cantori, mentre eseguivano le loro parti, si accompagnavano con ampie e significative gesticolazioni ritmiche. Alla fine, raccolte le offerte (in genere uova, formaggio o prodotti agricoli), il gruppo si rimetteva in cammino, verso un altro luogo dove ripetere la rappresentazione.

Oggi questa tradizione, dopo un periodo di oblìo, sta tornando ad essere praticata, anche se con modalità differenti (ad esempio spesso viene eseguita come un piccolo spettacolo musicale, con palco e amplificazione, oppure in chiesa). Alcuni giovani stanno riscoprendo questo canto antico, seguendo gli insegnamenti degli anziani cantori, alcuni dei quali ancora in attività, come il grande Antimino Pellegrino, vispo ultraottantenne di Zollino.

Una bellissima versione “integrale” della Passione (per quanto possa esserlo un testo tramandato oralmente, dove l’azione dei cantori inserisce continue aggiunte e variazioni), risalente agli anni Settanta, la si può ascoltare nel CD “I Passiuna tu Christù”, pubblicato dalle Edizioni Aramirè di Lecce. Nella sua introduzione all’opera, Roberto Raheli sottolinea che in questo canto, “è possibile cogliere un respiro profondo, nella maestosità del dispiegarsi del racconto, una forza nella crudezza dei particolari. Il processo a Cristo, la condanna, il trasporto della croce, la crocifissione stessa, la pena della Madonna alla ricerca del figlio, la pena dell’agonia, i due ladroni, la morte, sono narrati in modo tanto vivido da essere assolutamente angoscianti, non solo, ma umanizzano a tal punto le figure divine del Cristo e della Madonna, da farle apparire decisamente umane e quindi veramente vicine”.

 

Di seguito una bellissima versione della Passione di Zollino, registrata nel 1987:

 

 

 

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