Non si vive una sola Notte

di Vincenzo Santoro

da Il giornale della musica, n. 10/09, p. 48

dsc_5743_30Se la si valuta in termini di visibilità e di promozione per il Salento, è indubbio che la Notte della Taranta sia un esempio di grande successo, anche considerandola in rapporto con le ingenti risorse necessarie a sostenerla. Siamo di fronte a uno degli esperimenti maggiormente riusciti in Italia di intervento pubblico nel campo della valorizzazione delle tradizioni musicali, come testimoniato dal crescente interesse che riscuote anche tra gli studiosi e gli addetti ai lavori del settore dello Spettacolo.

Questi risultati, che sono innegabili, come anche la grande presenza di pubblico che accompagna non solo la serata di Melpignano, ma anche tutta la lunga serie dei concerti “a ragnatela”, non sciolgono però un nodo fondamentale, che accompagna la discussione intorno all’evento melpignanese fin dalla sua nascita.

Nel 1997 la fondazione dell’Istituto “Diego Carpitella”, da cui poi scaturì nell’anno successivo l’idea della Notte, fu la risposta che un gruppo di amministratori particolarmente avvertiti diede alle istanze del “movimento”, che chiedevano finalmente un intervento organico e non effimero delle istituzioni sui temi della salvaguardia e valorizzazione della cultura tradizionale. In particolare, la richieste principali riguardavano la creazione di strutture per la conservazione e la fruizione collettiva della “memoria sonora” del Salento, a partire dal grande patrimonio costituito dalle “registrazioni sul campo” effettuate dai ricercatori a partire dagli anni Cinquanta (tra i più noti Alan Lomax, Diego Carpitella, Roberto Leydi), ma anche l’attivazione di percorsi formativi specialistici, la messa a disposizione di strutture per la produzione musicale e così via.

In questi anni, la grande attenzione delle istituzioni (e di conseguenza gli stanziamenti economici) si è concentrata principalmente sull’evento spettacolare, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti, mentre per il resto siamo ancora molto indietro.

Spetta ora alla Fondazione appena creata (con un parto difficile e decisamente lungo) riuscire a fornire le risposte in termini di progettualità artistica e culturale che tutto il variegato “movimento della pizzica” attende da ormai troppo tempo.

FacebookTwitterGoogle+WhatsAppGoogle GmailCondividi

Lascia una risposta