Chi suona e canta non muore mai

Chi suona e canta non muore mai
rassegna di musiche tradizionali

a margine dell’inaugurazione dell’Archivio Sonoro della Puglia
Bari, 30 marzo ore 18, Cittadella della Cultura
(Biblioteca Nazionale, Archivio di Stato), via Oreste Pietro 45

archivio1Curata da Gianni Amati ed Annamaria Bagorda, giovani ricercatori che hanno contribuito alla realizzazione dell’Archivio, e ispirata nel titolo a una celebre massima di Andrea Sacco, la rassegna è senza precedenti in regione e, riallacciandosi sul piano nazionale alle pionieristiche esperienze di Roberto Leydi negli anni ’60, intende offrire dal vivo una rappresentazione dello stato di salute della tradizione in terra di Puglia. Imperniata su cantori ed esecutori che, presenti nella documentazione sonora dell’Archivio e lontani dalla dimensione dello show-business, sono quotidianamente impegnati nel proprio lavoro (contadini, trainieri, allevatori di cavalli, casalinghe), lo spettacolo si annuncia di grande impatto emotivo, restituendo al pubblico di Bari la suggestione e la carica espressiva di musiche, canti e balli che continuano a scandire il calendario rituale delle diverse comunità.

Passiuna tu Christù (Antimo Pellegrino, Zollino)
Il canto pasquale delle comunità grecaniche del Salento, eseguito da due voci alternate accompagnate dalla fisarmonica. Decaduta l’originaria funzione di canto di questua, la Passione è oggi eseguita la mattina della domenica delle Palme e la mattina del Sabato Santo.

Il Venerdì Santo dell’Alta Murgia (Grumo Appula)
Eseguito a più voci maschili tutti i venerdì di Quaresima, fino al momento della processione dell’Addolorata, il canto del Venerdì Santo, con la sua straordinaria forza espressiva, segna ancora oggi il paesaggio sonoro della Pasqua di numerose comunità dell’Alta Murgia.

I fornai, tarantelle e canti di questua dell’Alta Murgia (Toritto)
La notte dell’antivigilia di Natale, con una lenta tarantella cantata sulla fisarmonica e la chitarra francese, si apre la questua annunciata dal “grido” che un tempo i garzoni dei fornai pubblici lanciavano all’arrivo della squadra di suonatori.

Lu Lazzarenu e matinate del Salento jonico (Famiglia De Prezzo, Sannicola)
Un lacerante canto di questua eseguito, alla vigilia della domenica delle Palme, da un gruppo di cantori che, con l’organetto o la fisarmonica, ripetono poi il giro delle famiglie visitate la notte del Sabato Santo cantando matinate, riproposte dai Fratelli De Prezzo con un’impeccabile vocalità antica, malgrado la loro giovane età.

Canti all’organetto e sul traino dalla Valle d’Itria (Famiglia Zizzi, Cisternino)
Ben tre generazioni della famiglia Zizzi che, da sempre trainieri, allevatori e commercianti di cavalli, suonatori e cantatori, rappresentano un raro caso di continuità familiare nell’esecuzione degli stili di canto e di ballo sull’organetto per un repertorio legato al loro lavoro.

Il Sabato Santo della Valle d’Itria (Coniugi Albanese, Cisternino)
Dal pomeriggio del Sabato Santo alla mattina di Pasqua, coppie di suonatori visitano le masserie e le case di campagna cantando sull’organetto un lungo canto di Passione e di questua, secondo una tradizione ancora radicata di cui i coniugi Albanese sono i migliori interpreti.

Serenate e pizziche pizziche della Bassa Murgia (Ostuni)
Le serenate che, dalla festa di sant’Antonio Abate fino al Carnevale, tutti i giovedì sono eseguite nel giro delle case, al suono del tamburello e dell’organetto, concluse, a notte inoltrata, dalle pizziche pizziche che gli uomini ballano con forti allusioni di carattere sessuale.

Zampogne e fischietto del Sub Appennino Dauno (Francesco Capobianco, Panni)
Uno degli ultimi costruttori e suonatori di una zampogna di canna che, sopravvissuta a Panni, nel Subappennino Dauno e l’unica ancora in uso in Puglia, è caratterizzata da un chanter con tre fori e un lungo bordone con una grande zucca essiccata all’estremità.

Canti sulla cupa cupa e tarantelle del carnevale dall’Alta Murgia (Altamura)
Una questua eseguita da gruppi mascherati con il tamburo a frizione che con il suo suono grave accompagna canti a strofette e narrativi e, assieme al tamburello, lunghe tarantelle cantate, caratterizzate da un sostegno ritmico estremamente intenso.

Canti arbëresh dell’Alto Salento Jonico (V. Felice e P. Talò, San Marzano di San Giuseppe)
Il repertorio, profondamente legato al mondo femminile e composto da canti sul lavoro, canti religiosi e ninne nanne, eseguiti a una o più voci, di una comunità albanofona che conserva tuttora un forte legame con le proprie radici culturali.

Serenate e tarantelle dal Gargano (Salvatore Russo e Pio Gravina, San Giovanni Rotondo)
Salvatore Russo, pastore ultraottantenne, dotato di una vocalità antica ed estremamente vigorosa, è uno degli ultimi depositari degli stili di canto sulla chitarra battente, suonata dal più giovane Pio Gravina, che ha recuperato una tradizione di famiglia.

Canti di lavoro del Basso Salento (Casamassella)
Straordinari interpreti di canti polivocali che, eseguiti durante i lavori agricoli, fino a un passato non tanto remoto dominavano il paesaggio sonoro delle campagne e delle comunità rurali.


www.archiviosonoro.org/puglia

 

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