In estate arriva la biblioteca del tarantismo

di Federico Cartelli
da il manifesto del 3 marzo 2009

fortean_times_254_12L’antropologo napoletano Ernesto De Martino, che a partire dal dopoguerra aveva intrapreso lo studio delle società contadine del sud Italia, avvia una campagna di ricerca nel Salento durante l’estate del 1959 accompagnato dall’etnomusicologo Diego Carpitella. I due studiosi compiono un’indagine sul campo, nell’area compresa fra Galatina, Nardò e Copertino (nel leccese), che si conclude con la raccolta della più ampia documentazione esistente relativa al fenomeno del tarantismo. Il quale si manifesta prevalentemente attraverso canti, suoni e rituali devozionali di matrice contadina. Per la prima volta, grazie a De Martino, già a Lecce sul finire degli anni ’40 come commissario politico del Partito socialista di unità proletaria, vengono affrontate tematiche ritenute subalterne e assegnata dignità culturale a un fenomeno popolare qual era il tarantismo.
A distanza di mezzo secolo, e siamo ai giorni nostri, l’istituto Diego Carpitella sorto nel 1997, che studia e valorizza il patrimonio del tarantismo, della cultura e delle tradizioni popolari salentine, sta portando a compimento il progetto della Biblioteca del tarantismo. Un progetto ambizioso che richiede notevole impegno e contribuisce a fare del Salento un’entità geografica di riferimento per gli studi di settore nell’intera area mediterranea.
«Entro l’estate prossima – dice Sergio Torsello, consulente scientifico dell’istituto Carpitella e curatore del progetto – a cinquant’anni esatti dalle ricerche multidisciplinari condotte nel Salento da Ernesto De Martino e racchiuse nel libro La terra del rimorso, contiamo di poter aprire con ben 3000 titoli la biblioteca del tarantismo. Una struttura pubblica unica nel suo genere, in grado di garantire ai ricercatori la consultazione di un’immensa bibliografia sistematica sul tema, a cominciare dal testo più antico, il Sertum papale de venenis di Guglielmo de Marra che risale al 1362».
Ma con quale approccio venivano condotti studi così remoti sul tarantismo, prima dell’indagine di De Martino? «L’attenzione rivolta dagli studiosi dei secoli passati era quasi sempre di carattere medico e psichiatrico – continua Torsello – Oltre all’aspetto sanitario, il fenomeno era visto ovviamente anche sotto il profilo folkloristico». Base fondante del progetto e nucleo della biblioteca è il repertorio bibliografico, aggiornato, intitolato «La tela infinita. Bibliografia sul tarantismo mediterraneo dal 1945 al 2006» curato dallo stesso Torsello e da Gabriele Mina, che raccoglie oltre mille testi dedicati all’argomento. È in cantiere, fra l’altro, la ristampa delle principali fonti sul tarantismo. Ma non solo testi specialistici. La biblioteca si va arricchendo di documenti d’archivio, in corso di classificazione, che riguardano fotografie, filmati, articoli, recensioni, saggi, partiture musicali. Insomma, una documentazione che è divenuta preziosa miniera di espressioni oramai scomparse di genuina cultura contadina: valga, per fare un solo esempio, la pratica della terapia musicale del tarantismo prodotta da strumenti a percussione come i tamburelli.
La biblioteca ha trovato localizzazione in un edificio d’epoca cinquecentesca denominato palazzo di notar Zollino situato a Melpignano, centro riconosciuto del tarantismo. Nello stesso paese, presso la sede municipale, c’è l’istituto Carpitella che organizza in agosto la maratona di musiche e balli della Notte della taranta. Ne è presidente Sergio Blasi, sindaco di Melpignano.

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