La Taranta ecumenica di Mauro Pagani

Riflessioni sulla Notte della Taranta 2008

di Vincenzo Santoro

domenica 24 agosto 2008

L’edizione 2008 del concertone della Notte della Taranta ha confermato tutta la forza di una manifestazione che negli anni è riuscita a conquistarsi un posto di rilievo fra gli eventi spettacolari di proiezione nazionale e internazionale. La kermesse melpignanese, con la sua grande capacità di proiezione mediatica, è sempre di più un potente strumento di promozione del Salento e della Puglia, punta di diamante e allo stesso tempo veicolo di un’immagine fortemente innovativa del nostro territorio, che si sta dimostrando – pur nelle difficoltà della crisi economica in atto – finalmente attrattiva in termini turistici. Agli organizzatori va riconosciuto il merito di aver saputo far crescere la loro “creatura” fino ai clamorosi risultati degli ultimi anni, apportando le dovute correzioni in corso d’opera, ed adattando progressivamente anche il progetto musicale alla natura sempre più di massa dell’evento. Infatti, a partire dalla direzione di Ambrogio Sparagna è stata abbandonata la retorica dell’innovazione e della contaminazione radicale che aveva caratterizzate le prime edizioni, ed è prevalsa, per quanto possibile, una sorta di vocazione “ecumenica” (ce n’è per tutti i gusti: gli “anziani cantori”, i più affermati gruppi di riproposta, la contaminazione, le star locali, nazionali e internazionali…), posizionandosi su un suono “mediano”, che non si distacca mai troppo dal materiale tradizionale, anche se utilizza una grammatica propria di musiche più adatte a eventi di grandi dimensioni. Possiamo dire che ci troviamo di fronte ad una sapiente via di mezzo fra il grande concerto rock, un festival di Sanremo più raffinato e musicalmente colto e il mega-raduno giovanile, tipo il concerto del primo maggio a Roma. Con una peculiarità determinante e in qualche modo unica (almeno nel panorama nazionale): al centro di tutto c’è una musica “di tradizione” fortemente radicata in un territorio.

Questa impostazione è emersa in grande evidenza nel concertone del 23 agosto scorso, a partire dalla scaletta, appunto molto ecumenica: all’inizio gli interventi di alcuni anziani riconosciuti esponenti della tradizione, poi le “riscritture” ideate da Mauro Pagani, ed eseguite dall’Orchesta, e infine gli interventi degli ospiti. Anche il lavoro del prestigioso “maestro concertatore”, dal punto di vista musicale, mi è parso muoversi in questa direzione, attento a confezionare un prodotto adatto alla natura dell’evento, raffinato il giusto, mai troppo innovativo (anzi…), e soprattutto in grado di rispondere alle aspettative di una piazza decisamente “festaiola”. Dei brani della tradizione, Pagani ha quasi sempre conservato le melodie e le impostazioni vocali “originali” (muovendosi in questo in perfetta continuità con i primi due anni del precedente lavoro di Ambrogio Sparagna), favorendone così la riconoscibilità e l’“orecchiabilità”. Attorno a questa struttura invariata il maestro concertatore ha lavorato di arrangiamenti, inserti e code strumentali, usando una chiave “etno-world” molto raffinata ed elegante, ricca peraltro di citazioni e di rimandi alle sue esperienze precedenti (dal lavoro con De Andrè fino al progressive-rock italiano degli anni ’70). Come in quasi tutte le ultime edizioni, la necessità di “tenere” la piazza ha portato a spingere decisamente i brani sul piano ritmico e all’adozione di una impostazione molto “rock”, con una batteria debordante e invasiva, cosa che ha avuto come conseguenza la scomparsa di diversi strumenti, a partire dai tamburelli (gran paradosso questo in un evento dedicato ad una musica in cui i tamburelli sono tutto, non c’è che dire).

Il risultato è stato decisamente gradevole, e soprattutto di grande impatto spettacolare, anche se alla lunga forse un po’ ripetitivo (ma il concertone deve durare per forza 7 ore? 5 non bastano?). L’orchestra è parsa all’altezza della situazione nella componente strumentale, ma al solito insufficiente negli interventi vocali, apparsi in troppe occasioni deboli e fuori luogo (con qualche strafalcione e stonatura veramente imbarazzanti).

Una piccola occasione mancata è stata l’esecuzione di “Sidun”, toccante brano scritto originariamente in dialetto genovese da Pagani con Fabrizio De Andrè per il mitico album “Creuza de mä” (che parla del dolore di un padre libanese per la perdita del figlio ucciso da un carro armato del generale israeliano Sharon), e presentato in una traduzione in dialetto salentino. Poteva essere un momento topico del concertone, ma l’esecuzione è apparsa troppo delicata e rarefatta (e anche per la verità un po’ incerta) per incontrare il consenso di un pubblico a quel punto in cerca di emozioni sonore ben più forti. È stato comunque un bellissimo gesto da parte di Pagani.

Alla riuscita dell’evento hanno certamente contribuito gli ospiti: Rokia Traorè e Richard Galliano con degli interventi di gran classe, in cui hanno mescolato alcune loro composizioni con le sonorità salentine; gli Apres La Classe e i Sud Sound System con i loro set infuocati, che hanno fatto letteralmente impazzire il pubblico; e infine Caparezza con “Vieni a ballare in Puglia”, vera canzone-manifesto di questa terra, delle sue ricchezze e delle sue contraddizioni. Ma a mio parere la serata ha toccato il suo culmine con l’incredibile esibizione di Vinicio Capossela, che, cappello da “uomo della medicina” in testa, vestito di pelli di capra e con un campanaccio al piede, si è prodotto in una cupa e luciferina versione de “Il ballo di San Vito”, che ha incendiato la piazza dei centomila “vecchi e giovani pizzicati dalla Taranta”, ma ha certamente provocato qualche brivido anche alla sequela di santi della facciata della chiesa del convento degli Agostiniani.

Un ultimo plauso all’impeccabile organizzazione, capace di gestire un mega-evento del genere senza apparenti problemi e consentendo l’accesso all’area in tempi ragionevoli anche nei momenti di maggiore affluenza: un piccolo miracolo del Sud.

Su www.salentoweb.tv una ampia selezione di articoli e video sulla Notte della Taranta 2008.

per leggere gli altri miei articoli sulla questione Notte della Taranta cliccare qui

 

FacebookTwitterGoogle+WhatsAppGoogle GmailCondividi

Lascia una risposta