Notte della Taranta: i pericolosi percorsi dei conti

di Antonio Ancora
da La Gazzetta del Mezzogiorno di domenica 9 dicembre 2007
Quando si parla di cultura non sempre è facile ottenere cifre e bilanci esaustivi delle manifestazioni organizzate. Se ne sono accorti gli esponenti di Forza Italia che stanno cercando di venire a capo dei conti della Notte. Ne sa qualcosa, sul fronte opposto, anche il senatore Lorenzo Ria che un anno fa, ancora consigliere provinciale chiese al presidente della Provincia Giovanni Pellegrino, insieme a tutto il gruppo della Margherita, di conoscere il rendiconto della “Notte della Taranta” edizione 2005. In Consiglio provinciale il presidente rispose all’interrogazione dicendo, fra l’altro, che la Provincia era solo uno sponsor, almeno per il 2005: dava un contributo all’Unione della Grecìa Salentina come lo dava anche al Comune di Lecce ed ad altri Comuni per le loro attività cuturali. «Non è che poi vado ai singoli Comuni a chiedere il rendiconto su come hanno speso quei soldi», disse Pellegrino, «perché non mi sembrerebbe l’optimum sul piano del fair play istituzionale». Ria, come risulta dai verbali della seduta, si disse insoddisfatto della, risposta: «Noi ci troviamo di fronte ad un’iniziativa che nel 2004 è costata un po’ meno di 300mila euro, e si trattò di un’edizione grandiosa. Fu il primo anno in cui ci furono concerti in tutti i Comuni della Grecìa ed oltre. Un edizione 2005, di eguale livello, è costata praticamente il doppio. Noi riteniamo che processi di crescita della spesa tanto clamorosi abbiano la necessità di puntualissime motivazioni preventive e successive». Ria, in realtà, un parzialissimo resoconto dell’edizione 2005 era riuscito ad averlo, ma «da esso emergono dati parziali e preoccupanti», affermò. E fece tre esempi.«Il primo: con delibere numero 14 e 15 del 22 giugno del 2005 la Giunta dell’Unione ha modificato due progetti finanziati dalla legge 482/99 sulle minoranze linguistiche, che non hanno nulla a che fare con la Notte della Taranta, perché quei progetti riguardano l’insegnamento del griko nelle scuole. Si modificano nel 2005 i progetti del 2002 e 2003, a ridosso della Notte, e si indicono due concorsi per conferire incarichi a traduttori ed interpreti di lingua grika e ad operatori culturali informatici. E’ singolare che una procedura pubblica deliberata il 22 giugno veda approvati i propri esiti appena 14 giorni dopo. “Ancora più strana”, continua Ria, «è che per i progetti del 2002, nel 2005 vengono selezionati Ambrogio Sparagna e Antonio Princigalli, di cui è difficile pensare possano insegnare il grìko essendo uno laziale e l’altro di Bari. Per i progetti del 2003 vengono selezionati , nella stessa seduta del 2005, ancora Sparagna e Princigalli. Il primo direttore dell’Orchestra della Notte della Taranta, il secondo imprenditore musicale al quale viene riconosciuto il compenso di 20mila euro, di gran lunga superiore a quello percepito da tanti giovani che pure hanno lavorato nell’ambito del progetto sulle minoranze linguistiche.Prosegue Ria: “Il secondo esempio riguarda ancora Princigalli, produttore organizzativo e ufficio stampa del festival. Sulla base della rendicontazione parziale da noi rintracciata e che riguarda poco più di 300mila euro dei 600mila spesi, Princigalli nella edizione 2005 percepisce 8mila euro per produzione; 50mila euro per anticipo produzione; 89mila euro per la produzione, 17.800 euro per saldo produzione; 4.776 euro per la conferenza stampa a Roma; 25mila euro come esperto, sulla base delle delibere citate; tremila euro come consulente registrazione audio; cinquemila come consulente Enpals. La somma di questi numeri riguarda solo il 50 per cento delle spese del festival e ammonta a 202.576 euro.Il terzo esempio, e chiudo, concerne l’edizione 2006, per il quale non c’è nessuna delibera dell’Unione o della Provincia che contenga, qualche cifra, né relativa alla spesa complessiva né relativa ai cachet degli ospiti, ai costi organizzativi, dell’orchestra o a qualsiasi altra voce. Un programma così potrebbe costare 100mila euro o un milione. Questi tre piccoli esempi rappresentano la metafora concluse Ria, «di un procedimento confuso, tortuoso, pericoloso». Allora le affermazioni di Ria sfuggirono ai più e caddero nel vuoto. E sulla vicenda calò quindi un silenzio di piombo.
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