Uccio sfida i «soneros»

Peppe Servillo, la Consoli e la Galeazzi tra gli ospiti

La Notte della Taranta fa rotta verso Cuba

Strambotti d’amore e canti di lavoro in una tela sonora, di passioni e memorie, imbastita per La Notte della Taranta 2006. Sono due dei tanti fili conduttori di questa nona edizione dell’evento, la terza con Ambrogio Sparagna a capo dell’Orchestra Popolare. «Un anno importante, speciale, per un progetto che va consolidandosi sempre più, e che trova la sua linfa vitale nella ricerca e nella sperimentazione», ha spiegato così il musicista laziale la sua scaletta, ieri a Calimera per le prove, la sua nuova esperienza da maestro concertatore di un’edizione che, ed è forse la novità più rilevante, presenterà una serie di brani inediti, musicati dallo stesso Sparagna, e pescati in una raccolta di canti della tradizione orale salentina. Un’antologia del 1871, Saggio di canti popolari di Giuliano, opera dei fratelli campani Giuseppe e Gioacchino Fuortes (recentemente pubblicata da Sergio Torsello per le edizioni dell’Iride) che contiene una serie di liriche, quasi tutte a sfondo amoroso, gran parte inedite altre già musicate in passato. Una «fiorita di canti» di straordinaria bellezza e immediatezza, una poesia semplice e diretta, tutte di otto versi endecasillabi sui quali Sparagna ha cucito la musica, «assolutamente suddita della parola, così dev’essere nella musica popolare, linee melodiche brevi e cicliche che si devono adattare ai versi, la poesia è alla base di tutto – ha rafforzato – ed è proprio questo, che dà al progetto de La Notte della Taranta una valenza culturale, oltre l’ormai accertata efficacia dal punto di vista spettacolare». Dal canto alla canzone, dalle forme antiche alla musica moderna, un ponte dall’antico al futuro, questo il paradigma dell’intero progetto La Notte della Taranta, di quest’anno in particolare, che oltre agli strambotti amorosi dal palco di Melpignano farà conoscere anche altri canti inediti della tradizione grika, alcuni d’autore (Giuseppe Aprile e Vito Domenico Palumbo), altri anonimi. In più, alcuni canti di lavoro (tra i quali l’ormai «classica» Fimmene fimmene e La Tabaccara) simbolicamente legati al centesimo compleanno della Cgil, quindi un omaggio a due «alberi di canto» della tradizione garganica, Matteo Salvatore e Andrea Sacco, scomparsi da poco, e, naturalmente, l’irrefrenabile repertorio di pizzichi, che faranno lo spettacolo nella Notte melpignanese. De l’ura ci nascii, Ninellu ti preu, Nc’era nnu tiempu, Vinticinc’anni ci praticu lu mare, sono alcuni dei titoli degli strambotti eseguiti dalle voci dell’orchestra popolare, e, naturalmente, dagli ospiti. O meglio, cuciti addosso agli ospiti, alla simpatico e ironico Peppe Servillo, alla passionale Carmen Consoli, a Lucilla Galeazzi; a lei e alla sua voce è affidata la reinterpretazione di alcuni «classici» salentini. Fino a Lucio Dalla, che sarà padrone per un po’ del palco di Melpignano, come interprete e un po’ come maestro concertatore aggiunto. Sua la versione pizzicata di Disperato Erotico Stomp, uno dei suoi più celebri pezzi, anche questo, a suo modo, una sorta di «moderno strambotto» amoroso. Tutto questo sarà il concertone, più di trenta brani in tutto, sorprese escluse, ed un prologo che incarna alla perfezione passione e memoria. Quello con i cantori salentini (Uccio Aloisi e Pino Zimba) e con i Buena Vista Social Club, arrivati ieri, ospiti nell’entroterra griko, impegnati a Zollino nelle prove del loro repertorio e, chissà, di un possibile momento comune con le voci storiche della tradizione salentina. Tutto, per uno spettacolo diviso in momenti, in tante narrazioni e tante storie, ma «un’unica grande affabulazione che, con la parola, la sua virtù magica e salvifica, abbraccia il passato e allarga con più forza lo sguardo nel futuro». Tratto da La Gazzetta del Mezzogiorno del 22 agosto 2006

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