Notte della Taranta, un successo che ha cambiato la politica

Il sindaco di Melpignano, anima storica della manifestazione, traccia il bilancio di un’edizione che ha segnato la svolta.

Come ogni anno, dopo il concertone finale della Notte della Taranta, si danno i numeri. E visto che ormai la partecipazione del pubblico a questa manifestazione è quantificabile più in termini di densità di popolazione di una città di dimensioni non molto modeste (tipo Lecce per intenderci), ci pare inutile azzuffarsi intorno ad un censimento che non potrebbe che essere approssimativo. Il dato rilevante è che Melpignano, un piccolo villaggio della Grecìa salentina i cui residenti ammontano a meno di un paio di migliaia, almeno per una notte all’anno si trasformi nel capoluogo della musica popolare della musica popolare della terra del rimorso. Dove per terra del rimorso è da intendersi, però, non un confine geografico o politico ma piuttosto un luogo della mente in cui trasformare in energia positiva il proprio disagio attraverso la secolare forza terapeutica della musica e della danza. Se non possiamo dire con estrema certezza quante persone abbiano assistito al concertone di sabato sera a Melpugnano, possiamo però con ragionevole supposizione azzardare l’identità dell’ultimo che è andato a dormire.

Se non altro perchè il dato è una costante di tutte le precedenti edizioni di questa manifestazione, visto che il sindaco Sergio Blasi, da che Taranta è Taranta, non chiude la porta di casa fino a che l’ultimo dei suoi ospiti non si è allontanato sano e salvo dal suo paese. Dopodichè, con il primo cittadino di Melpignano, si può anche tornare a parlare di bilanci e previsioni per il futuro di un’iniziativa che si avvia a consolidarsi, nei prossimi mesi, nell’istituto della fondazione.

Quale è l’aspetto che le sembra più significativo di quest’ultima edizione della Notte della Taranta?

«Lo stesso delle altre edizioni perchè questa manifestazione, ogni anno, vince la sfida che io ritengo la più importante: mostrare un Sud dinamico che non si commisera e non si piange addosso ma è capace di confrontarsi all’esterno con l’orgoglio di una propria identità. L’idea che era alla base del progetto dell’ottava edizione, poi era proprio quello di aprire un confronto con le molte identità culturali espresse attraverso la musica popolare di diverse zone d’Italia, sottolineandone anche gli aspetti comuni».

C’è chi dice che la Notte della Taranta, ormai sia paragonabile solo al concerto del Primo Maggio per l’interesse e la partecipazione che sollecita …

«Ma si tratta di due iniziative profondamente diverse: al concerto del Primo Maggio i musicisti arrivano, suonano e se ne vanno. Per la Notte della Taranta, invece, c’è un lavoro intorno ad un progetto culturale che anticipa di almeno sei mesi il festival vero e proprio. Ambrogio Sparagna ha passato qui la maggior parte del suo tempo, quest’anno; e l’anno scorso ha fatto altrettanto, selezionando per mesi i musicisti dell’Orchestra Popolare che ha creato».

E, tuttavia, crede che se questa manifestazione si fosse sviluppata in un contesto meno periferico, rispetto ad altre, avrebbe avuto vita più facile e sarebbe potuta diffondersi più velocemente?

«Questo non posso dirlo con esattezza. Però ci sono dei fatti che potrebbero farlo pensare: per esempio, solo quest’anno abbiamo avuto il piacere di ospitare l’inviata del Corriere della Sera. Di sicuro, non avevamo pianificato una crescita progressiva di questa manifestazione: abbiamo lavorato, di volta in volta, su progetti culturali che ci sembrava importante approfondire partendo dalle tradizioni della musica popolare salentina».

Lei era il sindaco di un villaggio dell’entroterra salentino. Oggi, oltre ad essere al secondo mandato, è segretario provinciale dei DS. Che ruolo ha svolto, nella sua carriera politica, la Notte della Taranta?

«Un ruolo importantissimo, certamente. Non ho mai nascosto che la Notte della Taranta fosse un atto politico perchè non ho mai creduto che la politica potesse prescindere dalla cultura. Qui non si tratta di contrassegnare questa come una manifestazione di destra o di sinistra. Ma considero un errore fondamentale, quello di Fitto, di non aver capito che tutte quelle macchine parcheggiate a ridosso della sua città, Maglie, durante la Notte della Taranta, fossero il segno di qualcosa che lui si ostinava ad ignorare solo perchè lo riteneva un raduno della sinistra».

E lei, invece, quando ha realizzato che questa manifestazione avrebbe potuto avere una forza politica?

«Quattro anni fa, io e Nichi Vendola, durante il concertone, guardammo il pubblico e poi ci guardammo negli occhi: avevamo capito, già da quella sera, che poteva esistere una Puglia migliore».

Ogni anno, la Notte della Taranta, infrange un nuovo record. Che cosa dobbiamo aspettarci per la prossima edizione?

«Questo è il problema che ci porremo da quest’inverno. Ma è bene tenere presente che siamo ad un bivio importante: dopo settembre inizieranno gli incontri con Silvia Godelli, responsabile delle attività culturali della Regione Puglia, per mettere a punto la costituzione della fondazione della Notte della Taranta. Non posso dire, quindi, nemmeno se l’anno prossimo ci sarà un concertone oppure no perchè, a quel punto, l’istituto sarà in grado di programmare le sue attività in maniera più ampia e, probabilmente, non saranno concentrate in un solo periodo dell’anno. Mi piacerebbe anche che la fondazione sollecitasse incontri, studi, approfondimenti intorno alla musica ed alle tradizioni popolari. Così, finalmente, quegli intelletuali che si limitano ad interventi polemici che affidano a qualche lettera inviata ai quotidiani, potranno confrontarsi in una sede in cui le loro obiezioni possano essere discusse ed eventualmente motivate da un contradditorio costruttivo».

tratto da Corriere del Mezzogiorno
di Francesco Farina
pubblicato il 30/08/2005

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