Quella Notte è una lunga stagione

Mauro Marino: “Sbaglia chi crede il concerto di Melpignano un guscio vuoto. Ha radici solide”.

Ultima settimana al cardio-palma per l’ottavo anno del festival La Notte della Taranta che dal 12 al 27 agosto in un calendario fitto di concerti si snoderà nei 10 Comuni della Grecìa Salentina (Calimera, Carpignano Salentino, Castrignano dei Greci, Corigliano d’Otranto, Martano, Martignano, Melpignano, Soleto, Sternatia, Zollino), in quelli dell’istituto Carpitella (Cutrofiano e Alessano), a Cursi e quest’anno per la prima volta anche a Galatina. Sino ad arrivare alla notte finale sul palco di Melpignano con i 70 elementi dell’Orchestra, il maestro Ambrogio Sparagna e i tantissirni ospiti in programma. Un mega concerto che negli anni è diventato occasione di culto e anche dì feroci critiche, a testimonianza di quanto le questioni in gioco siano di fatto ben più di una querelle tra studiosi. E come la relazione tradizione/innovazioni. con quel che significa, possa trasformarsi in discussioni vive, vere, di corpo e di carne. Con chi accusa il concertone di essere più un guscio vuoto, un’operazione di marketing territoriale e merchandising, e chi rivendica una progettualità legata alla memoria, capace di rinnovarsi, innervarsi, creando per il Salento un salutare ritorno di immagine ed interesse. Tra gli operatori culturali sul territorio salentino, più attivi e capaci, Mauro Marino del Fondo Verri è certo tra quelli che fin dall’inizio ha seguito il Festival, con una presenza concreta e in alcune fasi anche attiva.

Non crede che l’espandersi, anche e soprattutto a livello mediatico, della Notte della Taranta, diretta televisa., esplosione del fenomeno con la sua “moda” abbia, privato l’evento del suo significato originario?

“Non credo che La Notte della Taranta sia un involucro vuoto! Certamente c’è molto da considerare ed elementi degenerativi si infiltrano. Quest’anno per esempio il grosso sforzo di marketing che coinvolge diverse aziende nella veicolazione del marchio Notte della Taranta mi sembra eccessivo e superficiale.

Ma La Notte della Taranta, che a me personalmente interessa, ed in questo il valore originario che ha ispirato sin dall’inizio l’evento non è svilito, è la relazione tra il maestro concertatore e l’ensemble. E’ quello il nocciolo della questione, il punto di crescita da curare e preservare. Il valore culturale dell’impresa. Il concerto non è solo un concerto se si considera la possibilità che un gruppo di giovani interpreti in quell’esperienza cresca, in un lavoro di mesi con esecuzioni nei teatri più importanti d’Italia. Non a caso il primo concertatore è stato Daniele Sepe personaggio capace di ascolto, di sintesi e di ibridazione. E, non caso si è passati attraverso esperienze e sensibilità musicali capaci di svezzare ciò che era selvatico e spontaneo, per maturano e renderlo consapevole, sino arrivare ad Ambrogio Sparagna.

Che riporta il valore musicale a consonanze che fondono la pizzica, ma non solo quella (le voci femminili e il repertorio della canzone salentina hanno trovato con lui nuovo respiro) alla grande tradizione della musica popolare italiana, che è anche il grande pop melodicoe il rock. Melpignano è in questa linea di “tradizione”, lo storicamente da Econcertologia (prima edizione 1987) passando per il Melpignano Rock Festival sino all’oggi tarantato.

Faccio un pò l’avvocato del diavolo. Proprio il successo della formula attuale, capace di convogliare nel “concertone” sino a 50.000 presenze lascia perplessi molti tra quelli che si occupano di musica salentina. Troppa pizzica, dicono, troppa musica fatta solo per ballare. Poca sensibilità verso il patrimonio musicale salentino, in una manifestazione dove l’identità culturale appare strumentalizzata, e la relazione con le memoria appare svuotata.

“Non credo che il “concertone” sia solo pizzica e musica per ballare, c’è la proposta di ascolto e di un ascolto anche impegnativo. Penso alle edizioni passate, alle sperimentazioni di Claudio ‘Cavallo’ con i Dupen portatori di arie musicali franco-mediterranee, alle suite ritmiche di Steve Copeland, alle divagazioni e agli azzardi poetici di Giovanni Lindo Ferretti. Il “concertone” ha una complessità che non si può ridurre a categorie scontate, è essenzialmente una festa, una grande festa di gioia. Non c’è una strumentalizzazione della cultura popolare, c’è sicuramente una visione dinamica che poco ha a che fare con idee di purismo e di conservazione culturale. La musica (e la cultura popolare) va incontro al tempo, respira con il tempo e con le persone. La tradizione e continuo respiro, continuo venire al mondo de1la lingua, delle particolarità identitarie. Oggi la Notte della Taranta è la conseguenza di qualcosa che è iniziato anni fa col “Fuecu” del Sud Sound System, con le dance hall sulle spiagge e nelle masserie occupate per una notte. E’ la sponda di un turismo giovanile che sceglie il Salento per le sue bellezze per la sua energia, per la sua ricchezza di eventi e situazioni.I “media” vengono a ruota, inevitabilmente attratti da un evento che sfugge alle regole, che cresce da sé e che sicuramente ha necessità di nuove maturazioni”.

E sollecitare un ridimensionamento della manifestazione verso un equilibrio tra rispetto della cultura popolare e attrattive dell’evento mediatico?

“Il ridimensionamento è nell’idea di chi progetta e anima l’evento Notte. Sergio Blasi, sindaco di Melpignano già nella scorsa edizione ha sottolineato questa necessità. Notte della Taranta costruisce lo strumento di una continuità che destagionalizza e rende permanente il lavoro di ricerca e di costruzione musicale, togliendolo dall’ingombro del concertone di Agosto, che resta comunque una scadenza a cui è difficile rinunciare”.

In rete recentemente è apparso un suo contributo: chi ha paura della pizzica. Considerando le finalità del suo lavoro ed impegno come operatore culturale attivo sul territorio salentino, chi è quindi secondo lei che ha paura della pizzica e perché?

“Ha paura della Pizzica chi crede che il Salento si risolva solo nel battere di piedi e tamburelli. Chi non ha capito la valenza e la complessità di questa “lunga” stagione di rinascenza e di affermazione della particolarità salentina. Chi teme di vedere limitati i suoi interessi e i suoi privilegi nel fiorire di un entità (la Fondazione) che distrarrà finanze pubbliche. Chi non si sa abbandonare in leggerezza al sibilo dei sonagli, chi ha paura della notte, dell’osare e dell’amore giocato in una danza fatta d’occhi e di sorrisi”.

tratto da Paese Nuovo
di Angelo Petrelli
pubblicato il 12/08/2005

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