da Folk Bulletin n. 412, luglio-agosto 2005
È venuta a mancare il 26 dicembre scorso, all’età di 76 anni, nella sua casa di Lecce, Rina Durante. Era nata nel 1928 a Melendugno, piccolo paese poco distante dal capoluogo. Con la sua scomparsa si perde una figura fondamentale per la vita culturale e politica salentina dagli anni sessanta fino alla fine del secolo scorso. Il suo impegno intellettuale, sempre basato su una forte sensibilità sociale, si è espresso a tutto campo: nella narrativa – ricordiamo La Malapianta (Rizzoli 1964, vincitore del premio “Salento”), Il sacco di Otranto (Adda 1977) e Gli amorosi sensi (Manni 1996) – nella scrittura teatrale (Ballata Salentina, 1980), nel lavoro di sceneggiatrice per il cinema (Il Tramontana, 1966) e la televisione (La sposa di San Paolo, 1989), nella collaborazione con le più importanti testate giornalistiche regionali, ma soprattutto nell’infaticabile attività di militanza politico–culturale, sempre dalla parte dei contadini, dei lavoratori, delle classi disagiate.
Rina Durante ha avuto anche il merito, in anticipo su tutte le mode, di impostare con intelligenza e lungimiranza un seminale lavoro di ricerca e intervento sul tema della cultura popolare, che è alla base di tutto ciò che è stato costruito in seguito sulla musica di tradizione nel Salento. Tutti coloro che oggi si muovono in quest’ambito, a partire dai mille gruppi della pizzica, hanno un grande – e spesso non riconosciuto – debito nei suoi confronti.
Il grandissimo interesse che si è sviluppato negli ultimi anni per il mondo popolare si basa principalmente su tre elementi: la riappropriazione in chiave identitaria delle proprie “radici” storiche e culturali; la ricerca di elementi “esotici”, “magici”, fuori dall’ordinario; il fatto che alcune forme musicali della tradizione, opportunamente edulcorate e riadattate, si prestano bene a un consumo di massa che, in linea con le evoluzioni del mercato musicale internazionale, segue la moda dell’”etnico”. È emblematico, da questo punto di vista, proprio il caso della pizzica-pizzica e del tarantismo salentino(1).
Com’è noto invece nel movimento del folk-revival degli anni sessanta e settanta, che aveva al centro il lavoro del Nuovo Canzoniere Italiano, dell’Istituto “Ernesto De Martino” e del Circolo “Gianni Bosio”, l’interesse per i repertori musicali tradizionali nasceva in primo luogo da una scelta di militanza politica. I canti dei contadini venivano studiati e riproposti in quanto espressione della cultura autonoma delle classi subalterne, vista come antagonista rispetto alla cultura ufficiale borghese. E da queste motivazioni profonde partiva anche Rina Durante:
«Noi avevamo un intento che era politico, studiavamo la cultura popolare alla luce di questo interesse politico sui canti di lotta, sui canti di lavoro. La nostra riproposta aveva il fine di suscitare interesse verso il mondo popolare e la sua possibilità di riscatto. C’era un programma politico preciso. Non era soltanto interesse antropologico o filologico, o peggio una sorta di “autoesotismo”, era interesse politico(2)».
E ancora:
«Un paese ha la sua storia e deve tenersela stretta, altrimenti perde la sua identità, che non può ridursi al dato etnico. La pizzica, la taranta, il tamburello connotano l’uomo folklorico, cioè quello che erroneamente viene considerato individuo astorico, una sorta di buon selvaggio. Ma questa concezione, ancorché sbagliata, è riduttiva, perché non tiene conto della storia, che tutto macina, anche il povero cristo senza potere e speranza di riscatto, e lo investe, lo coinvolge, lo trasforma. Bisogna allora andarseli a cercare, questi momenti di presa di coscienza, in cui il buon selvaggio alza la testa, scende in piazza ed entra nella storia(3)».
Il suo approccio al mondo popolare si definì anche a partire dall’incontro, avuto sul finire degli anni sessanta – periodo in cui la Durante abitò a Roma per lavoro – con la principale e più originale esponente del circuito del folk-revival: Giovanna Marini. Negli anni successivi l’amicizia fra le due donna si consolidò, e Rina Durante fu il riferimento di Giovanna Marini per le sue ricerche salentine sui repertori musicali tradizionali: nel 1969 a Lecce registrarono la splendida voce di Niceta Petrachi detta “la Simpatichina” («Giovanna Marini la chiamava “la Daffini del sud”, la voce più odiata dai cantanti borghesi, perché è così straordinaria che non riescono a riprodurla, e quindi ne parlano con sufficienza»). Nel 1971, a Sternatia, insieme a Sara Scalia, registrarono Stella De Santis, le sorelle Mariuccia e Rosina Chiriacò, e altre campagne di registrazione, di cui purtroppo non si conservano più i nastri, furono effettuate in seguito(4).
Tornata definitivamente nel Salento, Rina Durante avviò una collaborazione in questi campi con il collettivo del Gruppo Universitario Teatrale dell’università di Lecce. Cominciarono così le prime ricerche sui canti popolari dei pescatori di Gallipoli, finalizzate alla realizzazione di un’opera di Kafka. In seguito, nel 1971, il collettivo del GUT incontrò Giovanna Marini in occasione di un suo concerto all’università. Tra il gruppo leccese e la musicista romana si instaurò quindi un rapporto di scambio e di arricchimento reciproco. I giovani studenti, insieme a Rina Durante, si adoperarono come mediatori con i contadini a cui veniva chiesto di raccontare la musica. Dalla musicista romana, invece, a loro volta impararono un “modello” di rivitalizzazione e riproposizione dei canti tradizionali, che avrebbero messo poi in pratica nei loro spettacoli. In questo modo nacque il primo gruppo “di riproposta” locale, il Gruppo Folk Salentino, che sviluppò una sua attività di esibizioni e concerti, soprattutto presso le Feste de l’Unità e altri contesti fortemente politicizzati. Il gruppo tentò anche di produrre un album, ma si sciolse prima di riuscirci.
Successivamente, a partire dalla metà degli anni settanta, la ricerca e l’intervento sulla cultura popolare di Rina Durante continuerà con il gruppo del Canzoniere Grecanico Salentino, che nel 1977 pubblicò per la Fonit Cetra Canti di Terra d’Otranto e della Grecia Salentina, il primo disco di riproposta di un gruppo salentino.
La militanza culturale della Durante quindi ha costituito un presupposto fondamentale per lo studio critico delle espressioni della cultura delle classi subalterne del Salento, a partire proprio dagli aspetti musicali. Per effetto dei suoi stimoli e delle sue sollecitazioni sono nati i primi esperimenti di riproposta e alcune tra le più importanti campagne di ricerche sul campo, i cui esiti costituiscono di fatto la base del grande movimento salentino di oggi.
Negli ultimi anni, colpita da una grave malattia, aveva dovuto limitare il suo lavoro alla collaborazione con alcuni quotidiani locali, su cui continuava a sviluppare il suo interesse per il Salento, il suo popolo, la sua cultura, e alla scrittura, che considerava il centro della sua vita:
«Io non sono una ricercatrice. Io sono moderatamente antropologa, al servizio di qualcosa che non ha niente a che vedere con l’antropologia. Tutte queste ricerche mi servivano per arricchire il mio repertorio di storie, di immagini, di fatti, di personaggi di cui mi sarei servita come narratrice; io sono una scrittrice, una raccontatrice. E mi incazzo quando vedo gente che intraprende questo tipo di avventura che è quella della scrittura e pare che non gliene freghi niente di tutto quello che si svolge intorno. Mi sembra assurdo. Io ho asservito alla narrativa tutto quello che mi è capitato, e continuerò a farlo fino a quando mi sarà possibile, non mi chiedere perché.»
(1) Sulla riscoperta “identitaria” della pizzica salentina si può leggere Il ritmo meridiano. La pizzica e le identità danzanti del Salento, a cura di Vincenzo Santoro e Sergio Torsello, Edizioni Aramirè, Lecce, 2002
(2) Questa citazione e le altre usate nel testo quando non diversamente indicato sono tratte da un’intervista inedita rilasciata nell’ottobre 2003 da Rina Durante a Vincenzo Santoro e Roberto Raheli
(3) In un libro la storia delle tabacchine, Il Corriere del Mezzogiorno, 28 novembre 2003
(4) Una parte delle registrazioni effettuate da Giovanna Marini e da Rina Durante sono state recentemente ripubblicate in Il Salento di Giovanna Marini, cd doppio, Edizioni Aramirè Lecce 2004. Il libretto allegato al cd contiene anche un intervento in cui la Durante ricostruisce la storia del suo rapporto con Giovanna Marini