Recupero degli edifici e recupero della memoria

di Oscar Gaspari

da Anci Rivista, maggio 2003

recensione di Vincenzo Santoro e Sergio Torsello, Tabacco e tabacchine nella memoria storica, Manni 2003

Il volume curato da Vincenzo Santoro e Sergio Torsello conferma quanto sia importante l’impegno dei comuni in favore della conservazione e della valorizzazione delle ricchezze delle comunità locali, un impegno che, nel caso dell’amministrazione comunale di Tricase, ha portato al recupero sia dello storico edificio della gloriosa Azienda Cooperativa Agricola Industriale (Acait) di Tricase, attiva dal 1902 al 1995, sia della memoria storica delle donne e degli uomini che in quell’edificio hanno lavorato.

Il libro raccoglie le testimonianze orali sulla vita e sul lavoro nel tabacchificio di Tricase e nel Salento selezionate dai racconti di 32 persone intervistate tra il novembre 1999 e l’ottobre 2002. La narrazioni sono state montate in sequenza e suddivise in tre capitoli dedicati a La coltivazione del tabacco nel Salento, Tricase e l’Acait, La “rivolta” del maggio 1935, seguiti da un’appendice su Tabacco e tabacchine nella musica popolare salentina. Il risultato è un affascinante viaggio nella vita, passata lavorando il tabacco, di migliaia di persone, soprattutto donne. Sono le protagoniste di questa storia che raccontano la loro vita ed il loro lavoro in campagna e in fabbrica e che, infine, narrano la manifestazione popolare del 15 maggio 1935 durante la quale la forza pubblica uccise cinque delle persone che protestavano contro l’ipotesi di trasferimento dell’attività del tabacchificio che dava da vivere a migliaia di famiglie.

Nella sua prefazione, Storia orale per un Salento storico, Alessandro Portelli, il massimo esperto di storia orale in Italia e tra i maggiori nel mondo, definisce in maniera esemplare l’operazione culturale di cui questo volume è parte: “La ricerca che presentiamo nasce da un’occasione (…) L’occasione è l’impegno del comune di Tricase per il recupero dell’Acait e la sua restituzione come spazio pubblico alla collettività: in un certo senso, il libro e la ricerca fanno per la memoria immateriale delle parole e delle canzoni quello che il recupero dell’edifico fa con la memoria materiale dei mattoni”. Sono quindi due le memorie, inscindibili, che vengono recuperate e valorizzate: la memoria delle persone e quella degli edifici.

Il sindaco di Tricase, Antonio Coppola, sintetizza così il desiderio dell’amministrazione: “L’Acait torna a Tricase, finalmente. Vogliamo che torni a vivere, che torni ad essere fonte di lavoro e punto di riferimento”.

Nella loro introduzione, Politiche della cultura e politiche della memoria, gli autori, tra l’altro, ricordano il contributo degli intervistatori che hanno raccolto le testimonianze e la consulenza scientifica di Portelli e del Circolo Gianni Bosio di Roma, uno dei punti di riferimento internazionali nella pratica e nella teoria della storia orale.

Grazie al comune i cittadini di Tricase, e soprattutto i giovani, hanno oggi la possibilità di conoscere la dura realtà della vita all’inizio del secolo, la povertà, i sacrifici, il lavoro nel tabacchificio svolto in silenzio dalle donne, punite anche per aver pronunciato una sola parola, con i bambini piccoli lasciati a casa o nell’asilo dell’azienda. Viene narrata infine, con le parole dei protagonisti, la manifestazione del 15 maggio 1935, un evento tremendo per questa piccola comunità del Salento, che ha fatto dire a qualcuno, come ricorda Portelli, “a Tricase non si canta più dal tempo della strage del 1935”. Non è vero naturalmente, quella frase è però una “potente metafora poetica di una memoria soppressa”, e la commozione di quel giorno rivive intatta nei ricordi delle persone che vi parteciparono o che ricordano i racconti dei loro cari.

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