Fu un personaggio straordinario. Amato dal popolo e inviso ai potenti. Lo chiamarono “Vescovo della pace”, “Profeta di tempi nuovi”, per quella sua opzione radicale a favore degli ultimi e degli oppressi della terra. Per usare le parole di Ernest Bloch era un uomo di chiesa che sapeva «costruire nell’azzurro», impegnato senza sosta a «cercare il giusto per cui merita vivere».
Ad otto anni dalla morte continua senza soste la pubblicazione degli scritti di Don Tonino Bello (1937-1993), vescovo di frontiera armato di una irrinunciabile etica della speranza. Ora l’editore Piero Manni manda in libreria un libretto dal titolo “Manifesto di pace” a cura di Vinceenzo Santoro con i contributi di Tom Benetollo (presidente nazionale dell’Arci) e Andrea Bianchi (il referente di Monsignor Bello presso il quotidiano di via Tomacelli), che raccoglie gli articoli pubblicati dal vescovo salentino sul quotidiano “Il manifesto” dal ’90 al ’92. È un don Tonino appassionato e utopico: faceva sentire «l’audacia profetica del Vangelo» di fronte alla «vergogna della guerra» e alla falsa coscienza dell’Occidente che, in nome della Democrazia, dichiarava guerra contro gli stessi popoli che aveva armato. Il volume raccoglie undici articoli: dagli scritti contro la guerra del Golfo Persico fino al “celebre” diario da Sarajevo redatto a caldo al ritorno dalla disperata marcia dell”Onu dei poveri” nella Jugoslavia martoriata dalla guerra.
Fanno capolino i temi a lui cari: la scelta non violenta, l’obiezione fiscale alla spese militari, ma anche il «lucido realismo» che affiora tra le pieghe di una scrittura ricca di folgoranti metafore letterarie. «Dai suoi scritti – scrive Andrea Bianchi nella postfazione al volume – traspare quell’insegnamento che aveva aperto la strada a un lavoro comune di laici e credenti, di cristiani e comunisti, di cattolici e protestanti, in quel grande laboratorio dell’associazionismo». Nel libro si ripubblica anche un intenso ricordo di padre Ernesto Balducci, uno dei maestri del vescovo scomparso. Sulla difficile strada della pace questi scritti possono essere letti come una sorta di breviario per il nuovo millennio: a patto che la memoria non sia “sterile” ma per usare le parole di don Tonino – «memoria eversiva» che tenga vivo il ricordo delle cose straordinarie che ha fatto e che gli abbiamo visto fare.