Taranta boom

Feste di piazza, film, concerti, convegni. Tutto in nome di un antico ritmo del Sud. Che ora spopola anche in discoteca

di Chiara Lico
da l’Espresso del 25/01/2001

Il Sud. Quello della festa, quello del pianto, quello del canto. Il Sud simbolico, rituale, favoloso. Quello del lamento funebre e della malattia magica, ma anche quello mitico e fuori dal tempo. Immobile, senza scampo. Come un muro assolato, un vecchio che aspetta, lo scialle di una donna. Il Sud del tarantismo. Che vibra al suono del violino e del tamburello, che soffre ballando. Che ballando rinasce.

A rievocare il meridione del tarantismo attraverso la musica, è oggi la pizzica, anzi, la pizzica-pizzica, come si dovrebbe dire, visto il gesto da cui prende il nome: quello delle mani che pizzicano, appunto, il tamburello. Ora rivisitata in chiave moderna, ora proposta nelle forme più tradizionali, di questa danza parla chiaro il successo: un contagio che sembra non risparmiare nessuna fascia d’età e che è spietato in particolare nei confronti dei più giovani. Soprattutto ora che smania di uscire dai propri confini regionali – le terre salentine che l’hanno vista nascere e nelle quali si concentra il maggior numero di eventi – per spostarsi a grande richiesta in tutt’Italia.

A parlare sono i numeri. In questo caso le date, che scandiscono i mesi senza lesinare iniziative e appuntamenti. Il primo: il 18 a gennaio a “La Palma” di Roma con il Canzoniere Grecanico, gruppo originario della Terra d’Otranto, mentre il 4 febbraio, all’Alpheus, a portare sul palco il ritmo della pizzica saranno, tra gli altri, Eugenio Bennato col suo Taranta Power e gli Arakne Mediterranea.

Pizzica durante tutto l’anno, invece, al Villaggio Globale, dove si va dai veri depositari della tradizione salentina come il cantore 74enne Uccio Aloisi alla “pizzica rock” degli Alla Bua, che rivisitano il patrimonio canoro in chiave modernista. E ancora, il Salento. Che il primo maggio ospiterà il grande raduno dei gruppi di musica popolare e dove, in particolare, si esibiranno gli Aramirè, gli interpreti forse più ortodossi della pizzica tradizionale.

E poi Pisa. Qui sono stati gli stessi studenti a organizzare un raduno-convegno in cui accanto a gruppi di musica popolare delle regioni del sud, tra cui Puglia, Campania e Calabria, ci saranno studiosi come Franco Cassano a spiegare “i ritmi meridiani” e il ritorno dei giovani alla musica tradizionale.

Si preannunciano generazioni di tarantati? Forse. O forse ha ragione Edoardo Winspeare, il regista di “Pizzicata” (’96) e del recente e applaudito “Sangue Vivo” (primo film italiano al Sundance festival, nello Utah, 19-28 gennaio), entrambi incentrati sull’aspetto catartico della pizzica: “Questo ballo è oggi una rivoluzione musicale, ma allo stesso tempo nasconde una cultura che va assaporata e che finalmente si desidera conoscere e far conoscere”.

 

 

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